The
Making
(The Barne
Society, 2025)
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What She Did On Her Holidays
Nel fenomeno di rinascita e
riscoperta del folk britannico negli anni 2000, gli scozzesi Trembling Bells
hanno giocato un ruolo importante. Cinque album pubblicati tra il 2008 e il
2018, in cui hanno rimescolato le carte del genere, più un EP e un disco in
collaborazione con Bonnie Prince Billy (The Marble Downs del 2012),
che testimoniava proprio la stretta parentela tra l’indie-folk di questi decenni
e la musica tradizionale di marca Fairport Convention e dintorni. Nel 2018 però
la vocalist della band, Lavinia Blackwall, ha annunciato di lasciare la
band, di fatto sciogliendola (ad oggi infatti la sigla pare aver chiuso i
battenti), e varando così una carriera solista con l’album Muggington Lane
End del 2020. Ci sono voluti cinque anni per avere The Making, il
secondo album, anni difficili e dolorosi di ritirata riflessione e
introspezione, grazie ai quali ha prodotto quello che pare proprio uno di quei
dischi che cambiano le sorti di una carriera. La Blackwall, infatti, aiutata
del produttore Marco Rea, ha lavorato per lungo tempo su 10 brani che
assorbono come una spugna moltissime influenze e diverse sonorità, pur non abbandonando
il proprio stile, che ovviamene le porta paragoni con Sandy Danny o Jacqui
McShee dei Pentangle.
E se l’iniziale Keep Me Away
From The Dark è ancorata ad uno stile classico, l’arioso mid-tempo di The
Damage We Have Done riesce a far confluire in un colpo solo un incedere
alla Byrds con una melodia da dischi di Kate e Anna McGarrigle. Ma l’album
gioca di varietà con la piano-ballad Scarlett Fever (qui sì che aleggia
lo spirito della Denny), coi fiati che giocano sulla melodia di My Hopes Are
Mine (dove torna sulle ragioni della fine dei Trembling Bells, aiutata tra
l’altro dalla voce di “Miss Moonlight Shadow” Maggie Reilly), o l’incedere
brit-pop di Morning To Remember (lei stessa cita i Kinks come influenza,
ma io direi quasi più i Blur più classici). La Blackwall non rinuncia mai al
suo vocalizzo alto e impostato (The Making), mostrando però le proprie
doti e possibilità vocali con parsimonia, e sempre con rispetto al tema della
canzone (bravissima nell’emotivamente sofferte We All Get Lost e The
Art of Leaving, tra i brani più memorabili della raccolta).
Il finale non perde colpi con The
Will To Be Wild e una eterea e riflessiva Sisters In Line in cui
tornano protagonisti i fiati di Ross McRae e Richard Merchant. Dopo un esordio
in cui aveva forse voluto metterci troppo, Lavinia Blackwall centra il
bersaglio con un album che non perde semplicità nonostante gli arrangiamenti
ben studiati, e soprattutto con dieci brani che spiegano perché si possa ancora
essere moderni partendo dalla tradizione.