The The Sulla rete: thethe.com
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Quasi 25 anni per un nuovo album di inediti sono tanti, e visto che Matt Johnson, in arte The The, non ha mai dichiarato nessun ritiro dalle scene (ogni tanto si faceva vivo con alcune colonne sonore, ufficialmente quattro in totale tra il 2010 e il 2020, ma andrebbero considerate le tante soundtracks non pubblicate usate per molti corti indipendenti), è lecito chiedersi come passasse le sue giornate se non pensando ad un ritorno alla grande. La ferita artistica di un album che non era piaciuto quasi a nessuno (NakedSelf) deve essere stata forte, anche se poi alcuni brani di quel disco sono stati recuperati e valorizzati nel live del 2021, che significativamente si intitolava The Comeback Special (citando Elvis Presley), facendo già presagire che i tempi erano forse maturi per un nuovo vero album.
Ensoulment, diciamolo subito, è quanto di meglio si potesse sperare da un artista che poteva anche essersi arrugginito col tempo. Invece la penna qui è felice, anzi, felicissima, in quello che è forse il disco più verboso della sua carriera, con lunghi titoli (un pezzo che si chiama Some Days I Drink My Coffee By The Grave Oh William Blake vince già dal titolo), e una serie di riflessioni sulla vita e sulla modernità di un uomo che evidentemente non ha mai smesso di osservare il mondo.
Il titolo d’altronde lascia intendere ad una sorta di rinascita, essendo “ensoulment” il termine (filosofico e religioso ovviamente) che definisce il momento in cui il nostro corpo si dota di un’anima alla nascita. Johnson spazia quindi su temi universali di etica, politica e anche personali (Cognitive Dissident è un omaggio allo scomparso fratello Andrew). Dove invece spazia decisamente meno è sotto il profilo musicale, visto che Ensoulment fa piazza pulita di tutta l’elettronica e le stramberie pop dei suoi album storici, per trincerarsi in uno smooth-pop a tinte notturne e soffuse da vero reduce degli anni ‘80. Il punto di (ri)partenza è dunque Dusk del 1992, anzi, più precisamente il brano This Is The Night, il cui mood jazzy viene qui sviluppato e riproposto più o meno per tutto il disco (sentite l’inizio davvero simile di Down By The Frozen River, brano che pare davvero una outtake di Dusk), con qualche classico giro blues in aggiunta
Il che fa di Ensoulment un album elegante e musicalmente maturo, anche se forse possiamo lamentare la mancanza sia di quel pizzico di follia che lo rendeva un degno rivale/sodale di gente come Julian Cope o Robyn Hitchcock nel disegnare mondi sonori del tutto personali, sia probabilmente il contraltare di una personalità musicale forte come era il Johnny Marr che imperversava in dischi come Mind Bomb e il citato Dusk. In ogni caso il lavoro del produttore Warne Livesey è di grandissimo livello, con suoni davvero splendidi, e la voce di Matt ha acquisito ancora più profondità, rendendo brani come Zen & The Art of Dating, Risin’ Above The Need o Life After Life dei nuovi classici della sua carriera. Bentornato.