domenica 14 settembre 2008

VARI - Endless Highway - Music of THE BAND


18/12/2006
Rootshighway


VOTO:7

Prima premessa: sicuramente i fans della Band avranno già provveduto ad acquistare il cd in questione quando leggeranno questa recensione. Seconda premessa: anche gli accesi fans dei tanti e importanti nomi qui coinvolti avranno già provveduto a recuperare il brano inedito dei loro beniamini. Ovvio quindi rivolgersi soprattutto a quei tanti appassionati che si stanno chiedendo se vale la pena sborsare i propri soldi per una serie di canzoni che fanno parte del proprio Dna da tempo (e qui arriva la terza ed ultima premessa: i soldi in fondo non saranno buttati via!). I tribute-album, fenomeno discografico nato sul finire degli anni ottanta e dilagato a dismisura nei novanta, devono essere rimasti uno dei pochi prodotti di nicchia con un certo numero di vendite se è vero che la moda non è mai scemata nel tempo. Primo progetto dedicato alla Band, Endless Highway va dunque a colmare uno strano vuoto, ancora più evidente se si considera quanto poco "coperte" sono state molte di queste canzoni (a parte ovviamente The Weight) nel corso degli anni rispetto, ad esempio, a quante rivisitazioni esistono del songbook dei Byrds o dei Creedence Clearwater Revival, i gruppi storici che insieme alla Band hanno praticamente scritto l'ABC del suono roots-rock. La cosa in fondo non sorprende più di tanto, il songwriting di Robbie Robertson era più complicato e non aveva quell'"appeal" melodico che rendeva i pezzi di Fogerty o McGuinn & Co. anche dei successi popolari d'alta hit parade. Endless Highway evidenzia bene questa difficoltà, presentando alcune coraggiose "mission impossible" affidate ad artisti con spalle abbastanza larghe per poter rischiare fischi e fiaschi. Come spesso succede in questi casi si finisce sempre un po' a fare la lista dei buoni e dei cattivi, non senza una buona dose di personale arbitrarietà. Qui direi che le colonne sulla lavagna sono tre: la classe di quelli che ne escono alla grande, quella di chi si merita un "grazie, ma sarà per la prossima volta…" e quella, in questo caso ben più numerosa, di quelli che "non rischiano" e si sono limitati a ricalcare l'originale nota dopo nota. Alla prima classe appartengono sicuramente la splendida King Harvest offerta da Bruce Hornsby, uno che da vent'anni ci promette un bel disco che non arriva mai, ma che dimostra ancora una volta di essere musicista ed interprete di spessore. Altra menzione d'onore ai Widespread Panic, come al solito a loro agio con materiale altrui, che si fanno aiutare dai fiati per una convincente Chest Fever, sicuramente il compito più arduo dell'intera raccolta. Altre versioni di nota sono l'intelligente release di Whispering Pines di Jacob Dylan, furbo nel non tentare l'impossibile falsetto dell'originale, e la rilettura country-soul di Unfaithful Servant offerta da Rosanne Cash. A mio parere falliscono invece gli artisti che hanno tentato una lettura cantautoriale dei brani , come la Stage Fright di Steve Reynolds, la Look Out Cleveland di Jackie Greene, per non parlare dell'unico brano veramente da dimenticare del cd, la scialba versione di I Shall Be Released di Jack Johnson, brano già difficile di suo perché fortemente tendente all' insopportabile nenia, trappola in cui l'inesperto Jack cade senza scampo. Poche emozioni anche dalla The Weight di Lee Ann Womack, che tenta senza troppo riuscirci di rimanere in bilico tra le versioni soul di Aretha Franklin e Staple Singers e un canto strascicato da country-girl-singer che finisce per stridere con il ritmo della canzone. Il resto è pura accademia, con i My Morning Jacket che riescono a rifare It makes No Difference tale e quale l'originale (impresa comunque non per tutti…ma è stata registrata negli studios di Woodstock di Levon Helm, partivano avvantaggiati!), le Roches che sottolineano il tono cajun di Acadian Driftwood già evidente in origine o la godibile rilettura country di When I paint My Masterpiece di Josh Turner. Non sfigurano, ma potevano fare meglio, i Blues Traveler con Rag Mama Rag, versione che impallidisce a confronto con quelle sentite in questi anni dai Little Feat o da Springsteen in alcune date del recente tour, i poco convinti Gomez alle prese con Up On Cripple Creek, e la una live version nella norma di The Night They Drove Old Dixie Down dell'Allman Brothers Band. Un ultima doverosa annotazione: dalle 17 canzoni del cd sono state tagliate alcune ottime bonus tracks che consiglio vivamente di recuperare: mancano infatti all'appello la splendida Bessie Smith offerta da Joe Henry, la convincente The Shape I'm In dei Gov't Mule, la sgangherata Ain't No More Cane dei North Mississippi All-Stars con John Hiatt e la sofferta Don't Do It di Steve Forbert, più altre curiosità. Per informazioni su dove reperirle vi rinviamo al sito ufficiale:http://www.429records.com/endlesshighway/ (Nicola Gervasini)

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