mercoledì 17 settembre 2008

KRIS DELMHORST - Shotgun Singer


09/06/2008

Rootshighway


VOTO: 6,5



Eugenio Finardi diceva che a Boston c'è la neve e si muore un po' di noia, e ci sarebbe comunque da credergli sulla parola, visto e considerato che nella capitale del Massachussetts è cresciuta negli ultimi anni una attiva scena folk dalle tinte decisamente invernali. Kris Delmhorst ne è da quasi dieci anni una delle esponenti più autorevoli, e Shotgun Singer è ormai il suo quinto album in studio. Persino la foto di copertina e quelle del booklet risultano sfocate e delicatamente sofferte, esattamente come la sua musica. La Delmhorst è ormai una veterana dell'autoproduzione (facilitata anche dalla sua poliedricità come musicista), e anche in questo caso si sobbarca gran parte del lavoro di chitarre, tastiere, basso, percussioni e violoncelli. Stavolta però si è fatta aiutare in cabina di regia da Sam Kassirer (sostituisce l'ex Morphine Bill Conway, suo abituale co-produttore), l'uomo nell'ombra dei bei dischi di Josh Ritter, e il suo tocco si sente parecchio in quel gusto di abbinare moderno e antico. Diverso invece il discorso sul songwriting, dove la Delmhorst continua a preferire una forma poetica che ricorda spesso il lirismo di Emily Dickinson, con una tendenza a descrivere sensazioni più che a raccontare storie, e gli immaginari scatenati da Birds Of Belfast o la bella piano-song Freedriver potrebbero probabilmente vivere anche senza la musica di contorno. Provate ad esempio a declamare ad alta voce il testo di If Not For Love, una vera e propria poesia che la Delmhorst sceglie di sfumare filtrandosi la voce e contornando i versi col tocco lieve del suo vibrafono. Il cd inizia un po' in sordina, con una Blue Adeline che resta un po' distante e fredda, ma già Heavens Hold The Sun comincia a far sentire dove Kris può arrivare. La presenza di Kassirer si fa evidente nella notevole To The Wire, un brano che ricorda i momenti meno folkie degli album del citato Josh Ritter, con un sorprendente stacco di batteria nel mezzo e un provvidenziale intervento della chitarra del marito Jeffrey Foucault, spesso fedele compagno anche per le tournèe. Il resto prosegue su binari per lei consueti, con Oleander e 1000 Reasons che si segnalano come i brani più intensi e significativi. Solo verso la fine Kris sembra perdere leggermente la bussola, quando esagera con la mano gentile di Brand New Sound, o quando rubacchia melodie orientali per costruire l'ondeggiante Kiss It Away. A conti fatti la Delmhorst ne esce a testa alta come autrice, ma il tentativo di attualizzare la sua musica rimane un poco abbozzato e irrisolto, sospeso a metà tra l'imitazione di modelli altrui e la mancanza di quel "quid" decisivo per strappare applausi più convinti. Nonostante l'indiscutibile fascino degno delle più gelide donne hitchcockiane, nell'eterna divisione tra chi traina e chi si fa trainare, Shotgun Singer decide di piazzarsi ancora nella seconda schiera.(Nicola Gervasini)

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