venerdì 3 aprile 2009

CHRIS ISAAK - Mr. Lucky


20/03/2009
Rootshighway

VOTO: 7,5



Amare Chris Isaak vuol dire essere estremi, persino violenti, nel proprio amore per la tradizione musicale americana. Eccessivamente melodico, stucchevolmente romantico, inesorabilmente prevedibile e stancamente ripetitivo: dare un giudizio globale sulla sua opera è compito che è meglio lasciare a chi ha deciso di accettarlo in toto, senza condizioni, altrimenti i suoi dischi sono apparsi sempre troppo attaccabili e criticabili, innegabilmente leggeri. Isaak non è un genio e non è nemmeno un autore fondamentale nell'economia della storia del songwriting americano. Ma è da sempre il primo della classe del corso di laurea intitolato al Professor Roy Orbison, e il nuovo alunno Springsteen, uno che ha iniziato a frequentare veramente solo quest'anno a trentacinque anni dalla sua domanda d'ammissione, si metta pure in coda e lavori ancora di più al suo sogno per raggiungere i livelli di radicale melassa di cui è capace questo secchione del melodramma machista.

Era caduto nel dimenticatoio Isaak, Speak Of The Devil (1998) e Always Got Tonight (2002) erano troppo poco invitanti e riconoscibili perché potessero bissare i vecchi considerevoli successi (Wicked Game la si usa anche come suoneria dei cellulari, il sedere di Nicole Kidman è indissolubilmente legato a Baby Did A Bad Bad Thing dai tempi di Eyes Wide Shut). Ora arriva dopo 7 anni questo Mr Lucky, nella piena indifferenza generale qui dalle nostre parti, un po' meno negli Stati Uniti, dove da tempo lui è anche una star televisiva e sta presentando il disco nel suo The Chris Isaak Hour. Nessuna sorpresa in questo caso: Isaak continua ad essere Isaak, se non vi piaceva prima, non vi piacerà neanche adesso, ma per chi ancora ha il cuore debole (e ci mettiamo baldanzosamente nella categoria) queste 14 canzoni suonano perfette, pur nella loro disarmante semplicità. I puristi potrebbero inorridire: qui se c'è da mettere una tastiera furba, Chris ce la mette (lo splendido mainstream di We Let Her Down si adagia non poco su tappeti sintetizzati), se c'è da esagerare con i cori per sottolineare le melodie, lui non si tira indietro (Baby Baby, Summer Holiday), se c'è da prodigarsi in un duetto con Trisha Yearwood come Breaking Apart, ballatona da film d'amore di serie C, o nella ugualmente sdolcinata Lose My Heart con Michelle Branch, lui ci sguazza beato.

Ma i suoni sono caldi, le chitarre si fanno sentire (passano nelle mani di Greg Leisz e Waddy Wachtel tra gli altri) e non c'è un solo brano che non risulti più che accattivante, persino quando si cade su esercizi di stile come We've Got Tomorrow, la swingata Take My Heart o il gran finale con big band di fiati di Big Wide Wonderful World. Cheater's Town ha un crescendo da brividi, You Don't Cry Like I Do è una delle sue più belle romanze, Mr Lonely Man è un episodio insolitamente cattivo ed energico per le sue corde, Best I Ever Had non te la togli più di dosso, Very Pretty Girl è depravata quanto basta. E Mr. Lucky è uno dischi più freschi e convincenti della sua carriera.
(Nicola Gervasini)

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