venerdì 7 marzo 2014

LINCOLN DURHAM

LINCOLN DURHAM
EXODUS OF THE DEEMED UNRIGHTEOUS
Droog / Rayburn
***1/2
Proporre un nuovo nome in ambito blues e dintorni non è mai facile. L’elemento novità infatti è un pourparler, visto che il genere difficilmente offre nuove frontiere stilistiche, ma fa piacere sapere che il mondo blues continua comunque a generare nuove leve. Lincoln Durham è un giovane bluesman atipico. Primo perché viene dai dintorni di Austin, per cui nasce respirando roots-music fin da piccolo. Secondo perché il suo scopritore e pigmalione è stato  Ray Wylie Hubbard, che lo ha utilizzato spesso per spargere umori blues nel suo atipico country. Già titolare del buon esordio nel 2012 (The Shovel Vs. The Howling Bones), Lincoln Durham torna ancora più agguerrito con questo Exodus Of The Deemed Unrighteous, un disco breve (31 minuti) di blues rauco ed energico. “Registrato utilizzando solo gli strumenti più a buon mercato e le suppellettili più percussive che abbiamo potuto trovare” dice il libretto, e già avete capito lo spirito. Blues da strada, rumoroso e percussivo, vicino alle incursioni nel genere di Tom Waits o con le stesse sfumature gospel dei dischi di William Elliott Whitmore (basta sentire l’apertura di Ballad Of A prodigal Song). Durham non bada molto alle canzoni ma all’impatto della sua voce e dei suo arrangiamenti da busker navigato. Con momenti di puro spettacolo come il tour de force di Annie Departee (il passo verso gli White Stripes è davvero breve…),  l’hard –blues di Beautifully Sewn, Violently Torn (gli Aerosmith i blues li fanno così da decenni), il gran bel giro in slide di Stupid Man. Non esiste nulla qui dentro che non sia già stato pensato e suonato da altri, possa essere Howlin Wolf, Mississippi Fred McDowell o qualsiasi gruppo rock che abbia affrontato un blues acustico o semi-tale. Ma nonostante questo Exodus Of The Deemed Unrighteous riesce ad essere un disco fresco e veloce. Il momento di fermarsi ad ascoltare un canzone c’è, nella bella ballata Keep On Allie, ma in veste da folksinger Durham finisce ad assomigliare a troppi altri (qui ad esempio Shawn Mullins, ma in Sinner spare di sentire Ryan Bingham), mentre quando riparte a battere il piede sull’asfalto con Exodus Waltz torna a dare il meglio di sé prima del gran finale di Mama. Consigliato, anche se non vi cambierà la vita.

Nicola Gervasini

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