mercoledì 17 luglio 2019

WATERBOYS

The Waterboys
Where the Action Is
[
Cooking Vinyl 2019]
mikescottwaterboys.com
 File Under: Has anybody here seen Scott?

di Nicola Gervasini 
(19/06/2019)
Cosa stia cercando Mike Scott di preciso in questi anni 2000 resta un po’ un mistero. Gli si può concedere che l’aver riesumato la sigla dei Waterboys ad inizio di questo millennio sia stata una necessità di sopravvivenza, visto che la sua carriera solista nei 90 non riuscì a decollare neppure in un momento in cui i cd si vendevano ancora (anche se Bring 'Em All In del 1997 resta un gioiellino da riscoprire), ma il problema è che il bilancio dei sette album usciti dall’ignorabile A Rock in the Weary Land del 2000 ad oggi non è del tutto positivo. Forse solo Modern Blues e Book Of Lightning sono stati pienamente degni del buon nome della sigla, e paradossalmente proprio perché i meno coraggiosi e più tradizionali. Personalmente salvo anche An Appointment with Mr Yeats, operazione importante anche se non priva di pecche, ma ora si fa a fatica a comprendere la direzione di una band ormai ridotta ad un quartetto (resiste Steve Wickham insieme a Ralph Salmins e Brother Paul Brown) più vari collaboratori esterni.

E così dopo un doppio (triplo nella deluxe edition) che poteva forse essere ridotto ad un singolo come Out Of All This Blue, Scott licenza un Where the Action Is che ne sembra il riassunto per i meno pazienti, fin dall’arena-rock esibito dall’accoppiata iniziale Where The Action IsLondon Mick (dedicata a Mick Jones dei Clash). La formula è la stessa: un colpo al cerchio con qualcosa che assomiglia al folk di Fisherman’s Blues (In My Time On EarthThen She Made The Lasses O), uno alla botte con qualcosa che possa ricordare gli esordi più vicini alla new wave (Ladbroke Grove Symphony) e quella sana passione per Prince che condividiamo, ma che non necessariamente dovrebbe portarlo a cercare continuamente numeri funky-80 (Take Me There I Will Follow You, davvero terribile), o pop-soul (And There's LoveRight Side of Heartbreak e Out Of All This Blue). Potrei finire qui, Where The Action Is è meglio del suo predecessore perché almeno si limita ad una accorta brevità di 10 pezzi, ma anche qui la deluxe sbrodola un po’ di outtakes e alternate version che confermano l’incapacità di Scott di gestire al meglio il proprio materiale.

La rabbia sta nel fatto che paradossalmente questo album, come il suo predecessore, ci conferma che l’uomo non è affatto artisticamente addormentato, che anzi scrive canzoni in continuazione, e non tutte sono affatto da buttare, ma che forse ha perso l’idea di dove portare la sua musica. Che poteva anche essere quella di ripetere sé stesso all’infinito, magari rifugiandosi, come accade nell’ottimo lungo finale di Piper at the Gates of Dawn, in quell’amore per Van Morrison (tra l’altro autore di una canzone dallo stesso titolo) che ne ha sempre sostenuto l’ispirazione. I fan più accaniti diranno che è proprio per questa sregolatezza che Scott o lo si ama, o lo si era già abbandonato ai tempi del deludente Dream Harder che sembrava aver chiuso per sempre la storia dei Waterboys. Noi lo amiamo sempre, ma permetteteci di litigare con lui come nelle coppie più affiatate.

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