mercoledì 1 gennaio 2020

ERIC ANDERSEN

Eric Andersen
Literate songwriter: sulle tracce di Camus, Byron e Böll
 
   
Eric Andersen
Shadow And Light Of Albert Camus
Silent Angel: Fire & Ashes Of Heinrich Boll
Mingle with the Universe: The Worlds of Lord Byron
(2014-2019, Meyer Records)

[a cura di Nicola Gervasini]

Nemmeno il caldo di un locale nascosto nel centro di Como è riuscito a convincere Eric Andersen a togliersi il cappello durante una delle sofferte esibizioni del suo recente tour italiano, impreziosito dalla presenza della violinista Scarlet Rivera (“quella di Desire di Bob Dylan”, si, proprio lei.). Lo stile d’altronde non è mai venuto meno all’ormai quasi settantasettenne cantautore newyorkese, un mezzo norvegese che nella terra d’origine del nonno ha pure fatto ritorno, accolto da una Europa che negli anni 80 non rimase sorda di fronte ad una generazione di artisti americani rimasti orfani di un contratto discografico (pensiamo anche a Elliott Murphy, ovviamente). Se volete saperne di più sul suo girovagare artistico e sulla sua incredibile sfortuna nella scelta delle etichette discografiche con cui pubblicare, vi rimando al libro scritto recentemente dai giornalisti Paolo Vites e Roberto Jacksie Saetti (Ghost Upon The Road – Eric Andersen Disco Per Disco, venduto solo tramite mail order all'indirizzo: jacksie1956@gmail.com), dettagliato "album by album" che vi permetterà di scoprire quali dischi vanno cercati oltre al solito (ma innegabilmente imprescindibile) Blue River del 1972 che speriamo conosciate già. Ma le serate italiane sono state occasione anche per noi per riparare ad una distrazione sulle sue uscite più recenti. Succede infatti (e lasciatemelo dire, può davvero succedere solo in Europa), che un filantropo tedesco, padrone della Meyer Records, abbia scommesso su un trittico di dischi davvero difficile da vendere come quello prodotto da Eric tra il 2014 e il 2017, tre opere dedicate a tre grandi scrittori di tre nazionalità europee diverse (e chissà mai che la collezione non si completi con un autore nostrano, visto che Eric comunque ha abitato anche in Italia per un certo periodo), in cui Andersen ha rielaborato alcuni testi di Albert Camus e Heinrich Boll, o proprio semplicemente musicato direttamente i testi di Lord Byron.

Il primo volume uscito era Shadow And Light Of Albert Camus, ristampato in occasione di questo tour con due brani aggiunti, un bellissimo disco nato casualmente durante una esposizione artistica per festeggiare i cento anni dalla nascita dell’autore francese, e registrato in grande fretta con l’ausilio dell’ormai collaboratore di lunga data Michele Gazich al violino e della percussionista Cheryl Prashker, che lo ha seguito anche nel recente tour. Sei brani molto intensi, in cui Andersen mette in versi secondo le proprie metriche il senso delle maggiori opere del drammaturgo francese, partendo con il folk di The Plague (Song of Denial), ispirata a La Peste, proseguendo con il dialogo tra piano e violino di The Stranger (Song of Revenge), ovviamente derivata da Lo straniero, e con il lungo talking su base elettronica (creata dal produttore Reinhard Kobialka) di The Fall (Song of Gravity), pensata su La caduta. Concludeva la prima edizione The Rebel (Song of Revolt), mentre la nuova versione ha aggiunto due ulteriori brani, una Song Of Sysiphus (Song of Rock and Roll) dove proprio Scarlet Rivera sostituisce per una volta Gazich in un rifacimento del Mito di Sisifo (Saggio sull’Assurdo), mentre Confessions of a Judge Penitent (Song of Deception) è un lungo e suggestivo reading sempre ispirato dal protagonista de La Caduta.

Il secondo capitolo della serie è Silent Angel: Fire & Ashes Of Heinrich Böll, che nonostante la durata da EP, risulta molto vario e interessante anche musicalmente, con il tradizionale tedesco Wenn das Wasser im Rhein gold'ner Wein wär posto in apertura e chiusura del disco e affidato alla voce di Petra Mùnchrath, e quattro brani ispirati a Opinioni di Un Clown. Peccato che non abbia avuto il tempo di elaborare anche delle canzoni relative ad altre opere molto significative del premio Nobel tedesco come Foto di Gruppo con Signora o E Non disse nemmeno una parola, ma i testi hanno invece preso in considerazione i tanti racconti sulla Seconda guerra mondiale, uno dei temi principali dell’opera di Boll. Come anche il successivo dedicato a Byron, il disco è stato registrato a Colonia, con una band che oltre a Gazich e la Prashker vede anche Martell Beigang alla batteria e basso, Steve Postell alla chitarra acustica e Harald Ruter alla fisarmonica. La bellissima Silent Angel, la marziale Thank You, Dearest Leader che si fa beffe di Hitler alla maniera del Dittatore di Chaplin, l’arrabbiata Face of A Clown e la delicata Silence completano così un bozzetto in cui Andersen si supera anche come tessitore di parole, sebbene ispirate da opere d’altri.

Lavoro molto accurato e approfondito appare anche Mingle with the Universe: The Worlds of Lord Byron autore che viene ripreso testualmente senza elaborazione da parte di Andersen, se non la libera creazione di alcuni ritornelli (“Byron era un involontario perfetto songwriter” ha dichiarato presentando un brano nei recenti concerti.). Andersen nelle note di copertina tradisce una forte ammirazione per la sua opera (lo definisce il più grande dei Romantici), mentre la band si impreziosisce della presenza di Giorgio Curcetti alle chitarre e del piano Steinway di Paul Zoontjens. Dei tre album, questo è il più leggero e immediatamente fruibile, anche perché invece che brani lunghi e complessi, presenta 15 shortcuts che permettono ad Andersen di spaziare anche stilisticamente tra folk, blues e rock, anche qui con due brani aggiunti nella nuova edizione CD non presenti nel vinile.


Nel complesso i tre album restano un lavoro davvero straordinario dal punto di vista letterario e molto ben curati nella confezione (i libretti presentano lunghe note scritte dall’autore e ovviamente i testi, fondamentali per seguire il tutto), con una produzione musicale in ogni caso sufficientemente elaborata e variopinta per evitare all’operazione di slittare nella noia accademica di un corso di letteratura. Se poi avete amato le opere dei tre autori analizzati sarete ancora più coinvolti, ma la voce di Andersen, sempre più profonda con l’avanzare dell’età, vale comunque il costo dei tre CD. E ancora una volta spiace che una così grande eredità culturale resti appannaggio di un passaparola carbonaro tra pochi attempati adepti, ma dopo più di cinquant'anni di carriera da outsider penso che ormai Eric neanche ci faccia più caso.



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