The
Reds, Pinks & Purples
The Past
Is A Garden I Never Fed
(2025, Fire
Records)
File Under:
british sadness
Glenn Donaldson è uno di quei personaggi un po’ strambi, ma
creativamente vulcanici, che rende unica San Francisco e la sua scena musicale.
Attivo fin dagli anni Novanta in tanti progetti (tra i vari, citiamo The Art
Museums, Skygreen Leopards, Painted Shrines), dal 2019 ha ormai definito un suo
suono con i The Reds, Pinks & Purples (nome considerabile come un
nickname da solista), nonostante il primo brano di questo The Past Is A
Garden I Never Fed, già nono album della sigla, chiosi ironicamente che The
World Doesn't Need Another Band. Uno stile figlio di molteplici influenze
della scena indipendente classica, e nel suo caso vengono infatti spesso citati
Guided by Voices o i Television Personalities, ma in generale, come dimostra
qui I Only Ever Wanted To See You Fail, ispirato da qualsiasi band abbia
abbracciato un suono fatto di chitarre Jangle-pop e atmosfere un po’ plumbee da
dream-pop.
Qualcuno lo mette nel calderone dello “shoegaze”, ed è vero
che ogni tanto, come nel già citato primo brano, o in Richard In The Age Of
The Corporation, si concede qualche timido muro di chitarre riverberate in
puro stile di genere, ma alla fine Donaldson è solo uno dei tanti tessitori di
fini trame pop, più britanniche che statunitensi nel DNA, compreso quel tono un
po’ da crooner che tanto piace tanto agli inglesi, sciorinato ad esempio in A
Figure On The Stairs. Al solito curato molto nella confezione, The
Past Is A Garden I Never Fed è un disco che nasce da una cernita di più
di 200 brani scritti in questi anni Venti da Donaldson, molti dei quali già
pubblicati singolarmente dal suo sito, un fiume in piena che lo porta magari a
non essere originalissimo nelle soluzioni anche in fase di scrittura, ma sicuramente
a volare sempre su ottimi livelli.
I suoi mid-tempo come You're Never Safe From Yourself
o Slow Torture Of An Hourly Wage (quanto piacerebbe questa ai War On Drugs!)
sono figli degli Smiths o degli Housemartins (quell’armonica un po’ alla Reverends
Revenge…), se proprio vogliamo andare indietro nel tempo, ma lo spleen
malinconico di una Trouble Don’t Last discende dal Brit-pop alla Pulp di
metà anni Novanta, e l’incremento di elettricità introdotto in My Toxic
Friend ricorda tantissimo Evan Dando e i suoi Lemonheads. E ovviamente non
può mancare il passaggio tutto Rickenbacker alla Roger McGuinn di Marty As A
Youth (ma con tastiera alla Cure), pezzi suadenti alla Richard Hawley (What's
The Worst Thing You Heard?), e un amaro finale acustico che assicura che There
Must Be A Pill for This. Disco godibilissimo di uno dei tanti moderni
artigiani di musica che garantiscono che, se non c’è ormai più troppo spazio
per nuove grandi rivoluzioni musicali, ne resterà sempre abbastanza per nuove
ottime canzoni.
Nicola Gervasini
Nessun commento:
Posta un commento