Chissà quante volte una donna si
è chiesta cosa diavolo passasse nella testa di Jeff Buckley, probabilmente
abbastanza perché lui provasse per una volta a mettersi nei loro panni nell’enigmatico
testo di Nightmares By The Sea. Testo scritto infatti dal punto di una Lei che
cerca di immaginare “i pensieri in bottiglia dei giovani uomini arrabbiati” e
ne viene affascinata, quanto anche intimorita. Un testo in sé oscuro e romantico
al tempo stesso, persino ironico quando lei definisce il proprio amato “rube”,
uno slang che in italiano tradurremmo liberamente come “burino”. Il brano è
presente sia nella versione prodotta da Verlaine, sia nel mix originale nel
secondo CD, e se la prima ha tutto il sapore di chitarre oscure e minacciose
del suo produttore, la seconda, con il suo suono più lo-fi è più “live” e diretto,
assume un tono decisamente meno teso. In ogni caso è sicuramente uno dei brani del
disco che mantiene un taglio e un “mood” più in continuità con quello di Grace,
con una interpretazione vocale molto “di pancia” e poco virtuosistica che lo
rende uno dei brani che preferisco della raccolta.
Nicola Gervasini
pubblicata su Kalporz https://www.kalporz.com/2025/08/my-sweetheart-the-drunk-lalbum-postumo-di-jeff-buckley/
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