lunedì 13 giugno 2022

EELS

 




Eels

Extreme Witchcraft
[E Works/ Pias 2022]

 Sulla rete: eelstheband.com

 File Under: Extreme (F)eels


di Nicola Gervasini (18/02/2022)

Ho visto gli Eels in azione nel 2019 a Milano e ne conservo un bel ricordo, la sensazione di aver sentito anche solo una piccola parte di quello che la band (o Mr. E. se vogliamo sposare la tesi che il nickname rappresenti solo lui) abbia espresso in 25 anni di carriera. Chitarre elettriche in primo piano, musica ad alto voltaggio, e rocciosi riff da vecchio hard-blues a farla da padrone: il set fu divertente e scanzonato, ma rispecchiava quella voglia di classic-rock che ogni tanto prende un artista che invece è forse più riconosciuto per il suo indie-pop decisamente introverso e cantautoriale.

Quando nel 2001 pubblicò Souljacker, sorprendendo tutti con questo suono dopo tre album iper-acclamati, Everett si prese anche non poche pernacchie da fans e critica, e le cronache ancora oggi parlano di un disco deludente, ma il nuovo Extreme Witchcraft riparte esattamente da lì. Innanzitutto dalle riff-songs, piazzando fin dall’inizio un 1-2 formato da Amateur Hour e Good Night on Earth che potrebbe ricordare i Black Keys dei tempi d’oro, e secondariamente dallo stesso collaboratore d’allora, John Parish, produttore (ma anche co-autore) di tutto il nuovo album, quasi a voler ribadire con forza la bontà di certe scelte. Oggi però l’album viene accolto meglio, il che forse potrebbe dare occasione di rivalutare Souljacker per quello che era (un discreto disco di indie-hard potremmo definirlo), e questo è forse segno di tempi meno legati a visioni settarie anche nel campo musicale.

Il quattordicesimo album della sigla, comunque, dopo una partenza che fa capire subito che si riprende un discorso interrotto vent’anni fa, cerca stavolta più variazioni sul tema, con innesti pop (Strawberries & Popcorn) e di elettronica, e un alternarsi di brani che virano prepotentemente sull’hard-blues (Steam Engine) e altri che camminano su altri lidi come So Anyway. Il problema, a volerlo trovare, è che si ha la stessa sensazione della sua produzione dal 2009 ad oggi, e cioè che non tutto il materiale viaggi allo stesso livello, e che ogni tanto il Signor E pecca un po’ di fretta e superficialità tirando via una seconda parte del disco che non si fa ricordare quanto il frizzante inizio. Ma chi ama il personaggio sa che in verità sarebbe sbagliato giudicare i singoli album, quanto pensare alla sua opera come ad un unico diario personale (qui siamo al capitolo “cosa sto facendo dopo la fine del mio secondo matrimonio”) in cui compaiono racconti finiti e meravigliosi, ma spesso anche appunti e idee appena abbozzate.

Prendere o lasciare insomma, Extreme Witchcraft non sarà il titolo che ricorderemo subito degli Eels, ed entra nell’elenco degli album che amerete da irriducibili fan, ma vi potrebbero lasciare indifferenti se invece cercate nuove vibrazioni.

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