mercoledì 1 giugno 2022

GRACE CUMMINGS

 


Grace Cummings

Storm Queen
[ATO 2022]

 Sulla rete: gracecummings.bandcamp.com

 File Under: aussie folk


di Nicola Gervasini (08/02/2022)

Grace Cummings viene da Melbourne, ed è una delle più interessanti e direi particolari nuove leve del cantautorato al femminile, giunta con questo Storm Queen al suo secondo album. Chi l’ha conosciuta con l’esordio Refuge Cove sa già cosa aspettarsi, visto che qui si respira aria di conferma più che di cambio di rotta (e, per il momento, direi meno male), ma i neofiti vanno avvertiti che il timbro vocale potrebbe sorprendervi, se non anche infastidirvi, per quel suo essere molto impostato e persino sopra le righe a volte, ma che superato lo shock iniziale, c’è davvero molto da apprezzare nella sua proposta musicale. Quest'ultima di fatto guarda all’America del folk, del country e del blues, trovando una sorta di sintesi moderna alle vecchie lezioni impartite da Odetta o Nina Simone, per citare le voci forse più vicini a lei, anche se certo non sempre assimilabili nello stile.

Il nuovo disco è breve ma centra l’obiettivo, non ha frenesie di stupire musicalmente (persino l’assolo finale di theremin di Fly a Kite è un qualcosa che non sorprende troppo, visto quanto è di moda questo particolare strumento in questi ultimi anni), perché basta già il suo canto a creare l’effetto novità, e così il tutto viaggia su canonici standard da canzone americana, con citazioni dylaniane (in Raglan cita Highway 61 Revisited) e tanto amore per i grandi songwriters (lei stessa cita Townes Van Zandt nella title-track). I testi sono molto personali, sospesi tra amori e visioni spirituali a metà tra religione tradizionale e misticismo, un mix letterario un po’ melodrammatico (sarà forse anche merito o colpa della sua formazione da attrice teatrale), ma decisamente adatto allo spirito di canzoni come HeavenHere is The Rose o i bozzetti folk di Dreams e Freak.

Il tutto però regge grazie alla sua interpretazione, talmente piena da non avere bisogno di grandi arrangiamenti, di base scarni, a parte qualche intervento di sax o violino, tutti offerti da una serie di musicisti della scena australiana orbitanti intorno all’etichetta Flightles, che aveva creduto subito nel suo album d’esordio, ma che ha ceduto alla più internazionale ATO la licenza di distribuzione per questo secondo disco, su cui evidentemente si punta molto. E infatti speriamo che basti a farla conoscere quanto per esempio una Weyes Blood, che proprio lei volle come artista di apertura per un suo tour australiano, perché sebbene non scompigli le carte della scena folk moderna, questo Storm Queen è sicuramente un disco che spero di rivedere spesso nelle classifiche finali di questo 2022.


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