giovedì 15 luglio 2021

THE THE

 

Da giovane quando compravo un disco mi creavo nella mente un film o un musical tipo Broadway da immaginare ogni volta che ascoltavo quel disco. Alla sera mi mettevo da solo in camera al buio e sentivo il disco sognando la mia storia, ogni volta con pochissime variazioni. Vi racconto quella che mi inventai per Dusk. Era un film che iniziava ad una festa, tutti eleganti, il disco infatti inizia con un vociare confuso di gente che fa baccano. Poi tutto si interrompeva, la folla si apriva e apparivo io in mezzo con una chitarra che facevo partire il canto sofferto di True Happiness This Way Lies guardando fisso in camera con l’aria un po’ da pazzo di Matt Johnson. Per Love Is Stronger than Death la scena si spostava nella mia camera, dove io nudo cantavo questo pezzo immerso in una tragica solitudine. La scena spiegava da dove derivava il disagio che mi aveva portato ad interrompere una festa dove mi sentivo pesce fuor d’acqua. Ma il disagio si trasformava in rabbia, così in Dogs Of Lust saltavo sui tavoli imbanditi di cibo e buttavo giù tutto a calci suonando l’armonica. Ma a quel punto la fuga: This is The NIght mi vedeva trasformarmi in una sorta di Fred Astaire che saliva sui tetti seguito da chi nella folla della festa aveva riconosciuto in me un’anima gemella e sul tetto cantavo il pezzo ballando con tutti un un tip tap oldstyle con tanto di cilindro e bastone. E qui partiva un ricordo, un omaggio al gruppo di amici dell’università con cui ero riuscito a trovare piena sintonia, e Slow Emotion Replay era un video di scene di noi nei nostri migliori momenti, un attimo di felicità che si spostava nel campo dell’amore e del sesso con Sodium Light baby, in cui immaginavo scene di coppia. Ma la felicità è effimera, e lo strumentale Lung Shadows mi vedeva ripiombare nella depressione e nella solitudine di rendermi conto che i due brani precedenti raccontavano scene lontane nel tempo, con il canto disperato “Save me, from myself” di Bluer Than Midnight a chiudere la storia con una constatazione di impossibilità a realizzarsi (“never find peace in this life”), con me che la cantavo in mezzo ad una piazza vuota. Ma il finale vero era di me in un teatrino accompagnato da vari freaks e disadattati che facevo intonare ad un pubblico alquanto sparuto il coro finale che sapeva di morale della storia, quel “If you can't change the world. Change yourself.” che di fatto suonava come una richiesta a prendere atto di una sconfitta e conviverci. Il film nella mia testa aveva una versione lunga con l’inserimento di altre canzoni dei The The (da Soul Mining e e Mind Bomb principalmente). Dusk è uscito nel 1992, avevo 20 anni, ed era dal 1984 che per ogni disco io comprassi creavo storia così per ascoltarlo. E’ stata una delle ultime storie che mi sono creato legata ad un disco. Oggi i dischi non mi ispirano più fantasia, oggi probabilmente li ascolto 😊 )- Ma quando riascolto quelli di un tempo la storia riparte nella testa, uguale a sempre, anche oggi, anche se sono costretto a immaginarmi nel film con i capelli bianchi. Non so se mai ascolterò Dusk per quello che veramente è, so solo raccontarlo così.

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