lunedì 21 giugno 2021

LORETTA LYNN

 


Loretta Lynn – Still Woman Enough

2021, Legacy Records

Ci sarebbe da scrivere un capitolo a parte sulle copertine in stile di quasi tutte le ultime uscite di Loretta Lynn, perlomeno per la splendida di galleria di lunghi abiti che ne verrebbe fuori, ma credo sia giusto ricordare perché questa signora, che l’anno prossimo compirà 90 anni, è, e continua ad essere, uno dei cardini fondamentali della country-music americana. Un genere spesso considerato chiuso in sé stesso, poco conosciuto anche dagli amanti del rock tradizionale, tanto che di lei molti sentirono parlare per la prima volta solo nel 2004, quando l’ex White Stripes Jack White approfittò della sua raggiunta notorietà per riportarla in auge con il bellissimo Van Lear Rose, vero punto di incontro tra nonna e nipote di una tradizione musicale nobile e molto sottovalutata anche in terra nostrana. Stranamente la Lynn non diede seguito a quel riuscito esperimento, ma da qualche anno, nonostante l’età non sia ormai clemente con le sue possibilità di fare concerti (nel 2017 si è rotta l’anca durante una delle sue tradizionali apparizioni al Grand Ole Pry, spettacolo radiofonico live di Nashville che dura fin dal 1925, e ha chiuso l’attività sul palco), ha ripreso una costante attività discografica. Still Woman Enough mantiene lo stesso team produttivo dei precedenti Full Circle (2016) e Wouldn't It Be Great (2018), capitanato da John Carter Cash, il figlio di Johnny Cash e June Carter che porta avanti caparbiamente la tradizioni di famiglia di un country che concilia sempre perfettamente amore per la tradizione e per i “good old times”, come amano chiamarli a Nashville, e per un suono comunque moderno, che ha ancora qualcosa da insegnare a molti giovani, E’ questo il senso anche di questo nuovo album, che sebbene non abbia uno scolaro attento come lo fu Jack White a portare un tocco di contemporaneità, unisce riletture di suoi vecchi cavalli di battaglia come Coal Miner's Daughter, You Ain't Woman Enough (con Tanya Tucker) e One's On The Way (dove l’aiuta Margo Price), standard di genere ormai immortali come I Saw the Light di Hank Williams, e qualche canzone nuova come la title-track (dove intervengono alla voce altre regine della country-music come Reba McEntire e Carrie Underwood) o traditionals del 1800 che fanno parte delle basi di tutta la musica americana come Old Kentucky Home o Keep On the Sunny Side. Insomma, ancora una volta la vecchia maestra sale in cattedra con il suo stile inconfondibile, con i suoi testi che affrontavano con coraggio temi scomodi per il mondo conservatore americano come alcool, droga e violenza domestica, ribadendo quanto questa musica, che molti ancora si ostinano a considerare lontana e diametralmente opposta a quanto espresso dal mondo rock alternativo, sia invece uno degli elementi imprescindibili della formazione di tanti giovani artisti, anche quelli che certo non condividono stile e visioni di vita della Lynn (che è anche un personaggio politicamente molto esposto nelle campagne a favore dei candidati Repubblicani). Still Woman Enough non è forse un disco fondamentale nella sua carriera, ma è un valido riassunto per iniziare a conoscerla.

VOTO: 6,5

Nicola Gervasini

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