martedì 9 febbraio 2016

BLUE OCTOBER - THINGS WE DO AT NIGHT (LIVE FROM TEXAS)

BLUE OCTOBER
THINGS WE DO AT NIGHT (LIVE FROM TEXAS)
Up/Down
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Penso che in Italia si sia parlato poco o praticamente niente dei Blue October in tutti i vent’anni della loro attività, eppura la band di Houston è una consolidata sigla dell’american mainstream-rock fin dall’esordio (The Answers), uscito nel 1998. Il gruppo da sempre ruota intorno ai fratelli Justin e Jeremy Furstenfeld e al violinista classico Ryan Delahoussaye, unici membri da sempre presenti, mentre completano oggi la line-up il bassista Matt Noveskey e il chitarrista C.B. Hudson. Pur essendo da sempre catalogati come “alternative band”, non sono mai stati troppo coccolati dalla critica colta, forse per quel loro piglio spesso un po’ troppo facile e radiofonico che li ha sempre fatti passare un po’ come una versione minore dei Live. Sono una band anni 90 a tutti gli effetti infatti, anche se poi il successo vero e proprio loro lo hanno raggiunto solo con un disco del 2006 (Foiled) e una serie di singoli e brani utilizzati in vari serial e pellicole (loro la soundtrack di Saw III ad esempio). Da sempre votati comunque ad essere una band da lunghi e sfiancanti tour, con un occhio volutamente strizzato al pubblico della Dave Matthews Band (che in alcuni brani ricordano volutamente), i Blue October ci danno la possibilità di assaporare un lungo riassunto delle puntate precedenti con questo Things We Do At Night (Live From Texas), doppio cd e film in dvd che sa di punto di arrivo del loro primo ventennio di attività. A fronte di sette album in studio, la band aveva già pubblicato quattro dischi dal vivo, ma questo ha tutta l’aria di voler suonare come la loro consacrazione finale a band di culto del pubblico americano. Peccato che la grande energia, l’indubitabile perizia tecnica dei musicisti, e un sicuro know-how di tutti i trucchi per costruire una buona american-song, non fughino tutti i dubbi che da sempre li  accompagnano. Troppe soluzioni facili, colpi al cerchio (spesso giocano a sembrare gli U2 moderni) e altri alla botte (qualche reminsicenza di roots-rock anni 90 alla Del Amitri), troppi brani simili per struttura (partenza lenta e melodica, conseguente esplosione di chitarre e tastiere, ritornello comunque cantabile, assoli molto tecnici…questo più o meno il menu principale). Se negli anni novanta mentre ascoltavate gli Uncle Tupelo continuavate a rispolverare i dischi dei Toto, allora qui magari troverete un buon compromesso, altrimenti tenete buono questo live per conoscerli, ma difficilmente vi verrà voglia di approfondirli.


Nicola Gervasini

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