mercoledì 17 febbraio 2016

DRESSY BESSY - KINGSIZED

DRESSY BESSY
KINGSIZED
Yep Records
***

Per la serie “toh chi si rivede”, il mondo indie-rock saluta il ritorno dei Dressy Bessy, band di Denver che aveva negli anni duemila dato una propria energica interpretazione al nuovo concetto di power-pop. Quartetto che ruota intorno alla voce e chitarra della singer Tammy Ealom (gli altri sono Rob Greene, Craig Gilbert e John Hill, quest’ultimo membro anche degli Apples In Stereo), i Dressy Bessy avevano pubblicato tra il 1999 e il 2002 due album molto riconosciuti nel mondo indipendente (Pink Hearts Yellow Moons e SoundGoRound) in cui proponevano una propria visione rock che partendo dal punk e rock californiano dei primi anni 80 (gli X direi che sono il loro riferimento principale, anche per la vaga somiglianza della voce con quella di Exene Cervenka), strizzava l’occhio a certo nuovo punk degli anni 90 alla Green Day e al movimento delle Riot Grrrl di quegli anni. Dopo altri tre album che ne confermarono il buon nome, la band si era fermata all’indomani di Holle And The Stomp del 2008. Giusto il tempo per un cambio di etichetta verso la benemerita Yep rock, e di conseguenza un nuovo sound forse più addolcito e più poppish (Pop Phenom gira dalle parti di certi B-52s fin dal titolo), ma anche più retro-oriented (quanto dei Blondie è facile trovare in un brano come la title-track Kingsized, o quanto è facile citare i Pretenders passando per i giri di chitarra di Cup’o Bang Bang). In ogni caso pochi orpelli e fronzoli: Kingsized offre tredici tracce con poche eccezioni alla regole della three-minute-song, in cui c’è spazio per brani ben strutturati (These Modern Guns), qualche scherzo indie-pop con un occhio ai Pixies (Honey Bee), reminiscenze new-wave (Dirty Birdies e i piccoli inserti di synth di Say Goodbye) e un bel finale con muro di chitarre e organetti psichedelici (In Particular). La Ealom canta con energia e forse qualche imitazione di troppo delle sopracitate eroine della canzone pop/rock, dimostrando di essere un ottima scolara, ma non certo un’artista che detta legge in termini di stile e influenza su altri. Basta comunque per consigliare Kingsized a chi ancora pensa che anche la canzone pop al femminile debba nascere nella stessa polvere che genera il garage-rock.

Nicola Gervasini



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