lunedì 3 maggio 2021

LUCA ROVINI

 

         

Luca Rovini & Companeros

L’ora del Vero

[Luca Rovini 2021]

File Under: Aspettandoci a casa

Se l’antica filosofia del “No Surrender” di springsteeniana memoria ha ancora senso di esistere nel 2021, credo che oggi in Italia nessuno più di Luca Rovini la stia impersonificando nella vita come nella musica. Di autori della nostra terra che si sono ispirati ad un certo tipo di rock americano, sia nel suono che nell’etica/epica dell’uomo da strada che non rinuncia al proprio sogno di una Terra Promessa (nonostante le tante bastonate e delusioni date da un mondo che sembra fatto apposta solo per uccidere ogni sogno possibile), ne sono state piene le cronache fin dagli anni 80, e, non ultime, le pagine della nostra webzine, ma alla fine questo indomito pisano, che dal 2013 ad oggi continua imperterrito ad offrire un rock in lingua italiana completamente fuori moda, credo sia l’”eroe” più fresco e ancora combattivo. Otto anni fa, al termine della recensione di Avanzi e Guai, il suo disco di esordio, caldeggiavo una maggiore attenzione alla produzione, e oggi con questo L’Ora del Vero, già il suo sesto disco in poco tempo, direi che il processo di maturazione sia arrivato a velocità di crociera, per quanto ovviamente possibile per una produzione indipendente. Rovini ha suonato tanto e soprattutto ha avuto il merito/fortuna di allestire una band (i Companeros) che ruota intorno ad un pezzo da 90 come Peter Bonta, chitarrista e tuttofare con nobili trascorsi da session man in Usa fin dagli anni 70 (era nei Rosslyn Mountain Boys, e ha suonato tra gli altri con Mary Chapin Carpenter), per cui quella che suona anche in questa nuova fatica è una band rodata e che, come si suol dire, “suona a memoria”, compresa la rocciosa sezione ritmica formata da Emiliano Baldacci e Andrea Pavani. D’altronde il rock di Rovini non cerca di sorprendere nessuno, ama un suono e una filosofia e lo ripropone con fierezza attraverso una serie di canzoni al solito sanguigne e dirette. Al solito il menu prevede canzoni che si lasciano andare all’emotività di un momento (spiccano Dove Brillano le Barche e lo speranzoso finale di Aspettiamoci a Casa), e altre che invece danno voce alla sua vis polemica (Un Altro Inganno e L’Ora del Vero) o all’esibizione della propria etica (Coi Tacchi Sporchi). Non mancano anche questa volta le riletture del suo mondo musicale, guarda caso molto vicino al nostro, e quindi ecco una coraggiosa rilettura in italiano di The Rain Came Down, uno dei migliori brani dello Steve Earle della prima ora, che qui diventa La Pioggia Viene Giù, e una Billy del Bob Dylan di Pat Garrett & Billy The Kid resa con un evidente pensiero alla versione di Willy DeVille. Disco fieramente dedicato al rock americano quindi, con poche variazioni sul tema (il tocco “black” di Quasi Mezzanotte), e un disperato bisogno di riassaporare la polvere della strada, che è l’unico luogo dove queste canzoni andrebbero ascoltate.

 

Nicola Gervasini

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