domenica 18 febbraio 2024

GRAHAM NASH

 

Graham Nash

Now

(BMG, 2023)

File Under: Chi fa da sé…

 

L’adesso, anzi, il “proprio adesso” (come sottolinea la canzone di apertura Right Now) di Graham Nash, è una carriera lunga e varia, in cui in compagnia prima degli Hollies, e poi degli amici Neil Young, Stephen Stills e, più spesso, David Crosby, ha dato vita a canzoni immortali, ponendosi, unico inglese tra americani, come ponte ideale tra il pop britannico e la tradizione West Coast e folk americana con una efficacia seconda forse solo a quella dei Byrds e relativi solisti. Nonostante una carriera ormai prossima ai sessant’anni, Nash ha però camminato raramente da solo, e Now è solo il settimo album di inediti uscito a suo nome. E se l’accoppiata Songs For Beginners/Wild Tales uscita nei suoi anni d’oro resta un acquisto obbligatorio, quella degli anni 80 (Earth & Sky e Innocent Eyes), seppur non malvagia, tradisce i segni di un precoce invecchiamento toccato a parecchie opere di quegli anni che inseguivano una effimera modernità. Altro discorso invece vale per i due album degli anni 2000 (Songs For Survivors e This Path Tonight), piacevoli conferme di un autore ancora in grado di avere un tocco leggero ma mai vacuo. E sempre piacevolmente accogliamo questo inaspettato album che ancora una volta conferma che Nash, a 81 anni suonati e niente più da chiedere al suo pubblico, ha ancora qualcosa da raccontare. Ci sarebbe da immaginarselo sereno e appagato a scrivere nel giardino di casa con accanto i due gatti descritti in una sua famosa canzone, e invece calca ancora i palchi con un tour intitolato proprio “Sixty Years of Songs and Stories”, nonostante la storia dei CSN&Y sia finita ormai da anni, e la perdita dell’amico Crosby per lui è arrivata ben prima della sua morte a causa di un brutto litigio, tardivo quanto inopportuno, che ha posto fine alla loro decennale collaborazione. È difficile inquadrare Now in questo 2023, è un disco “vecchio” perché lo è questo modo di scrivere e suonare, eppure suona freschissimo e attualissimo perché non è di questo tipo di canzoni che ha smesso di essere bisognosa non solo la sua fanbase, ma anche le nuove generazioni. Prendiamo quindi Now come una sorta di manuale per il giovane songwriter, una lezione di stile su come non servano troppe parole per trovare la frase giusta, e neppure troppi suoni e virtuosismi per fare una canzone che raggiunga l’ormai raro pregio di farsi ricordare al primo ascolto, senza dover per forza indulgere in banali ritornelli posti dopo solo 20 secondi di canzone, come impongono le regole dello streaming moderno.  Poi, ovvio, a 81 anni si lavora di esperienza oltre che di ricordi, e così magari Better Life può sembrare una nuova Teach Your Children, ma tra country younghiani (Stars & Stripes, It Feels Like Home) e caramelle pop (dagli Everly Brothers echeggiati in Buddy’s Back a Love of Mine) affiora anche una rinnovata vena blues-rock alla Stephen Stills (Golden Idols, Stand Up). Ce la fa ancora anche da solo Nash, anche se magari, quando attacca In A Dream, ce lo si immagina accompagnato dal vocione di David Crosby, ed è in quel momento che ci ricordiamo di cosa ci siamo persi.

Nicola Gervasini

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