domenica 18 febbraio 2024

ROLLING STONES

 

 

Vari

Stoned Cold Country

(This is Hit, 2023)

File Under: Country Honk

E dunque ancora auguri ai Rolling Stones e ai loro 60 anni di carriera, con la prospettiva tra l’altro di un ultimo album in studio in corso di preparazione, e quindi con una ulteriore coda di una storia davvero lunga. Certo, solo la immarcescibile ditta Jagger-Richards è rimasta della formazione originale, con Bill Wyman che si è auto-pensionato in anticipo, e quella di Charlie Watts ultima delle perdite umane, ma Ron Wood si mantiene ancora in scuderia da ormai quasi quarant’anni. Il marchio resta comunque un punto di riferimento consolidato anche per le giovani generazioni, che pare affollino i loro concerti odierni con un certo dovuto rispetto. Lo stesso rispetto che comunque la band non ha mai perso da parte dei colleghi, tanto che oggi siamo qui a parlare di un novo tribute-record, stavolta confezionato dal mondo della country-music di Nashville. A volerlo è stato il produttore Robert Deaton, attivissimo nel mondo di Nashville con le sue trasmissioni televisive (gli stessi Billboard Country Awards sono gestiti da lui) e video. Presentato con un lungo excursus di quanto la country-music sia stata importante per i Rolling Stones, e quanto loro per l’evolversi della country-music stessa, Stoned Cold Country è una divertente passerella di nomi che oggi vendono ancora molto negli Stati Uniti senza troppo indulgere nel country-pop radiofonico, il che rappresenta una garanzia di risultato. Non è tra l’altro il primo tributo simile, va ricordato perlomeno Paint It Black - An Alt Country Tribute to the Rolling Stones del 2011, che però vedeva protagonisti sicuramente più attinenti alla roots-music che seguiamo abitualmente su queste pagine (Cowboy Junkies, Matthew Ryan, Great Lake Swimmers, e altri).

In ogni caso il difetto del disco è evidente fin dalla lettura della track-list, e cioè quello di poco coraggio nel cercare qualche brano meno noto, finendo quindi ad offrire poche sorprese in termini di scaletta, ma per il resto non manca qualche buona versione. Non tanto l’iniziale Satisfaction di Ashely McBryde, che fa l’errore di mantenerla riff-based senza avere la necessaria cattiveria per renderla anche tagliente, quanto magari la Dead Flowers di Maren Morris, intelligente nel suo cambio di ritmo in lenta ballatona country-rock, o in una Honky-Tonk Women del duo Brooks & Dunn, che la riportano su terreni pienamente rurali, ma ancora più in più in una versione quasi alla Ike & Tina Turner di It’s Only Rock and Roll offerta dai Brothers Osborne con l’aiuto dei The War and Treaty. La versione di Miss You di Jimmy Allen gioca piacevolmente con il giro di l’armonica, ma sfocia quasi più in un elegante soul-pop, mentre altre versioni come la Tumbling Dice di Elle King o la Wild Horses dei Little Big Town poco aggiungono all’originale se non un sound più country-oriented.

Poche fortunatamente le cadute di stile (forse proprio la Paint It Black banalizzata dalla Zac Brown Band rappresenta la delusione più forte), e tra qualche azzardo stilistico (una Gimme Shelter quasi funky-rock di Eric Church o una Sympathy for The Devil di Elvie Shane con i fiati che ricorda addirittura quella di Bryan Ferry del 1973) affiora una coraggiosa Angie di Steve Earle, persin troppo rispettoso dell’originale, ma comunque degno interprete di un brano in cui l’aggiunta di una steel-guitar poteva pericolosamente accentuarne il tono mellifluo. Tributo divertente e ben prodotto, adatto sia ai fans dei Rolling Stones che a quelli di questo mondo musicale.

Nicola Gervasini

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