domenica 18 febbraio 2024

GAZ COOMBES

 

Gaz Coombes - Turn The Car Around

Hot Fruit, 2023

 

La scena brit-pop che ha animato musicalmente la seconda metà degli anni 90 ha avuto un inevitabile lungo periodo di declino e crisi negli anni duemila, con le dovute eccezioni di chi ha saputo voltare pagina con successo (ad esempio Damon Albarn dei Blur). Non sono sfuggiti a questa crisi anche i Supergrass, frizzantissima band per i primi album, ma per la verità anche il gruppo che intorno il 2005 sembrava aver capito come poter evolvere in qualcosa di più complesso con un album bello e molto sottovalutato come Road To Rouen, il cui parziale insuccesso ha poi convinto tutti a chiudere baracca dopo un finale in tono minore come Diamond Hoo Ha del 2008- Da allora il leader Gaz Coombes ci ha messo un po’ a rimettere insieme i cocci, tanto che i suoi primi due album solisti (Here Come The Bombs del 2012 e Matador del 2015) sono passati anche abbastanza inosservati, Nel 2018 però il terzo tentativo World’s Strongest Man segnava un cambio di passo che ha ricominciato a creare interesse sul suo nome. Per questo Turn The Car Around è un disco importante che ha avuto ben quattro anni di gestazione, interrotti anche da una reunion dei Supergrass rimasta senza testimonianza discografica, e fortunatamente possiamo dire che l’attesa è tutto sommato valsa la pena. Dimenticate i Supergrass, non tanto perché non si respiri aria di pop britannico qui, quanto perché Coombes ha capito come riadattare il suo songwriting decisamente “old style” (basta prendere un titolo come Sonny the Strong per notare una scrittura quasi da cantautore) ai gusti odierni. Sembra quasi di sentire il Beck degli album più recenti, ma con il vantaggio di dare meno l’impressione di cercare un nuovo pubblico a tutti i costi. C’è un po’ tutto il suo mondo qui, dagli ammiccamenti al rock anni 70 di Long Live The Strange alla ballata al pianoforte dedicate alla figlia (affetta da autismo) Not The Only Things, fino al melò teatrale dell’iniziale Overnight Trains, il tutto però realizzato in studio praticamente da one-man band tuttofare con l’aiuto di pochi ospiti (si segnala Loz Colbert dei Ride) e del suo storico produttore Ian Davenport. Un lavoro maturo, a cui forse manca sempre il respiro del disco storico che si poteva presagire ascoltando l’ottimo singolo Sonny The Strong, racconto della tormentata vicenda del pugile Randolph Turpin, piccolo mito sportivo britannico che divenne campione del mondo dei pesi medi nel 1951 (ma noto anche in Italia agli appassionati per uno storico incontro vinto nel 1954 contro il nostro Tiberio Mitri in quel di Torino). Un uomo di ferro che però si sfaldò emotivamente con il ritiro, che lo gettò in una voragine di depressione che lo portò al suicidio. È in un certo senso una storia che racconta molto dello spirito inglese e forse persino della vicenda politica dell’Inghilterra di oggi, lo stesso che anima queste pop-song all’apparenza brillanti e lievi, che invece nascondono le incrinature di un artista che sta crescendo ancora come autore, e che forse n futuro potrebbe riservare qualche nuova sorpresa

Nicola Gervasini

VOTO: 7

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