NichelOdeon, InSonar and Relatives – INCIDENTI, Lo
Schianto
SNOWDONIA, 2021
Ci
vorrebbe un libro per entrare nei meandri della carriera di Claudio Milano,
ufficialmente “Ricercatore vocale, compositore e musicoterapista” secondo la
sua biografia, ma, alla fine, un caso dove la passione del musicista e la
ricerca del musicologo trovano una sintesi nei suoi tanti progetti sparsi in più
di vent’anni di attività. Le sigle NichelOdeon e InSonar
rappresentano alcuni dei tanti gruppi, anzi, “laboratori multimediali” come ama
definirli lui, con cui pubblica dischi, e non è difficile chiedersi perché
proprio la Snowdonia, etichetta abituata a pubblicare progetti complessi e visionari
fin da quelli dei padroni di casa Maisie, abbia deciso di pubblicare questo INCIDENTI_Lo_Schianto,
progetto che unisce tante collaborazioni per 76 minuti di musica. L’effetto un po’
stordente di tante parole e suoni di diversa provenienza è inevitabile, l’album
infatti è nato probabilmente per essere ascoltato non con voracità e sempre tutto
di fila, ma centellinato brano dopo brano. Claudio Milano comunque è il centro
del progetto, in cui unisce rock, classica, jazz, world music e tanto altro
(giusto per dare definizioni molto generiche che andrebbero poi sviscerate con
più puntuale dovizia di particolari). Suoi anche i testi, anche se in alcuni
casi è ricorso a rielaborazioni di lavori altrui come Variations on The Jargon
King che riscrive un testo di Peter Hammill (il brano The Jargon King era
sull’album Black Box del 1980), oppure la suite in 3 parti Ho Gettato mio
Figlio da una Rupe Perché non Somigliava a Fabrizio Corona ha una fase col
testo composto da un cut-up di frasi tratte dalle recensioni ai suoi
precedenti dischi, intitolato ironicamente Il Coro dei Critici all'ultima
Sponda del Commiato, tra le quali basterebbe citare la definizione di “The
Antichrist of Italian Prog”. Ovviamente
non manca qualche riferimento letterario più classico come i “Una Strana
Zingarella” di Dino Campana e “Profezia” di Pier Paolo Pasolini citati in Nyama
(Gettarsi oltre) e un Idiota – Autoritratto (Tadzio’s Death) che, come è
evidente, si ispira alle opere di Dostojevski e Mann, mentre alcuni testi
portano la firma di Salvatore Lazzara (Senza Ritorno e Sabbia Scura). Per il
resto, detto che anche la confezione dell’album rispetta gli standard di
straordinaria cura e amore dell’etichetta, che non bada certo a spese nel
nobilitare la sempre meno di moda arte del supporto rigido, non vi resta che
provare ad addentrarvi nelle canzoni di Milano, tra testi esistenzialisti e
poetici e strutture musicali che amano le sorprese e i cambi di tempo. Qualcuno
appunto lo definisce prog italiano, ma sinceramente mi viene più naturale considerarlo
un disco di musica “totale” che volutamente non cerca confini stilistici, e forse
è proprio l’essere costretti a navigarci dentro senza coordinate il suo grande
valore.
VOTO:
7