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Mi trovo sempre più spesso a sentire album sia italiani che stranieri (penso al recente Apparat di cui mi sono anche occupato) definibili come "elettronica", termine ormai con confini non più troppo definibili. E' vero che all'elettronica ricorrono gran parte delle produzioni indipendenti, forse anche per questioni di budget, ma anche perchè comunque il suono è di moda, e notavo ancor più particolaramente nel mondo cantautorato femminile. Il pericolo di un certo appiattimento musicale può anche essere reale, ma alla fine c'è sempre un fatto che fa la differenza: le canzoni. Transitions, album di esordio di Gold Mass ad esempio, è un album che aggiunge parecchia sostanza ad un sound elettronico al 100%, laddove in verità il poliedrico Alessandro Baris ha suonato anche batterie, bassi e chitarre per colorare il suono delle tastiere di Emanuela Ligarò, la padrona di casa. Ma se da una parte il risultato è di prim'ordine anche perchè registrato otto la supervisione del produttore Paul Savage (Mogwai, Arab Strap, Franz Ferdinand), dall'altra Gold Mass ci mette una serie di brani in cui fa risaltare la sua voce, ma anche un'ottima costruzione melodica che mi fa quasi pensare ad una Joan As Police Woman più elettronica. Ho apprezzato in particolar modo Awakenings, Happiness in A Way o la sensuale Sentimentally Performed, ma il disco regge bene fino al finale pianistico di Mayday senza sbavature.
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