giovedì 18 maggio 2017

CHUCK BERRY

Un genitore non dovrebbe mai sopravvivere ad un figlio, eppure Chuck Berry di figli artistici ne aveva già visti morire parecchi. Ma ora anche il nonno del Rock and Roll ha mollato il colpo lo scorso 18 marzo, a 90 anni suonati, proprio mentre stava tornando con un disco in studio dopo ben 38 anni di silenzio (l’album Chuck uscirà comunque il prossimo 16 giugno). Agli altri padri fondatori ancora in vita dunque l’onere di chiudere la porta definitivamente su un era irripetibile (Jerry Lee Lewis, Fats Domino o Little Richard ad esempio). Il rock è dunque morto? O lo era già? Di certo non muore a causa della dipartita di un artista che ha speso gli ultimi quarant’anni fra concerti non sempre memorabili e cause legali di ogni sorta (dai diritti sulle canzoni reclamati dal suo storico pianista Johnny Johnson, alle 59 donne che sostennero di essere state videoregistrate nei bagni di un suo locale), senza più scrivere un nuovo brano. Ma in fondo serviva dire altro? Era tutto lì, nell’invenzione del concetto di riff chitarristico che sta alla base di tutto il rock che verrà dopo quel lasso di tempo tra il 21 maggio 1955, giorno in cui esordì con Maybelline, fino al 31 marzo del 1958, quando una serie di storici e fortunati singoli (tra cui Roll Over Beethoven, Sweet Little Sixteen e Rock And Roll Music) trovarono la propria sintesi finale nella celeberrima Johnny B.Goode. L’immediatezza, l’elettricità e la carica di quell’incipit è stata la base di tutto, dai Beatles, suoi primi veri estimatori bianchi, ai Rolling Stones, e a tutto ciò che si può mettere sotto il generico cappello del “rock”. Eppure Berry non è stato solo colui che poteva permettersi di correggere l’impostazione delle dita di Keith Richards (con tanto di pugno in faccia), ma, come molti discepoli hanno fatto notare il giorno della sua morte, è stato anche un importante autore di testi, colui che ha portato nei jukebox le storie tristi, torbide e criminali dei poveri (spesso neri) d’America. Come dire che la sua grammatica era già completa di tutto il necessario per scrivere una grande rebel-song da strada. “Sono nato credendo che Arte fosse solo la pittura, finché non ho cominciato a suonare, e ho scoperto di essere un artista senza aver dipinto nulla” disse lui. E l’arte lo ringrazia ancora della scoperta.

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