lunedì 2 ottobre 2017

KEVIN MORBY

Kevin Morby
City Music
[
Dead Oceans/ Goodfellas 
2017]
kevinmorby.com
 File Under: Walk on the wild side

di Nicola Gervasini (14/06/2017)
Dunque, vediamo: si parte con lugubri tastiere quasi dark/new wave (Come To Me Now), subito poste lì, all'inizio, quasi a far capire con chi abbiamo a che fare, ma curiosamente non più ripetute in tutto l'album. Poi arriva di seguito il brano più facile, una Crybaby che sa tanto del Joseph Arthur che fu, e a questo punto la si butta in ridere con 1234, sorta di folk and roll alla Violent Femmes, con il pensiero ai Ramones e omaggi a People Who Died di Jim Carroll. A questo punto ci si accorge di aver alzato troppo i ritmi e giustamente si rallenta, ma si mantiene il tono ironico con la ballata Aboard My Train che quasi fa tornare alla mente i bei tempi in cui non capivi se Ben Vaughn faceva sul serio o ti stava pigliando in giro.

Ma non è finita: Dry Your Eyes non è il classico di Neil Diamond ma suona quasi come una sua parodia, con parlato suadente e coretti a far da tappeto. Il punto centrale dell'album sono i sei minuti di City Music, rock-song urbana alla Lou Reed /periodo Coney Island Baby, con le chitarre di Meg Duffy in grande evidenza, mentre Tin Can appartiene alla famiglia delle folk-song stralunate alla Robyn Hitchcock. Caught in My Eye ha invece un incedere pigro e una suadente slide per sonnacchiosi pomeriggi a Nashville, Night Time è una indolente ballata notturna che sfrutta un bel recitato nella strofa, Pearly Gates un potente mid-tempo e anche uno dei brani che più strappano applausi, per finire il tutto una triste country-ballad (Downtown Lights). Insomma, come vedete c'è tutto l'ABC, e forse anche l'XYZ, del cantautore moderno nel nuovo album diKevin Morby, nome particolarmente in auge da quando l'anno scorso ha sorpreso tutti (noi compresi) con il suo terzo album Singing Saw.

Ora con questo City Music tenta l'album adulto, retrò-lover e citazionista, e ancorato ad una idea di canzone urbana che continua a guardare agli anni settanta, con in più gli elementi più tipici dell' indie-folk di questi anni 2000, sempre in bilico tra avanguardia a tradizione. Lui stesso dichiara che se Singing Saw era stato registrato con Bob Dylan e Joni Mitchell che stavano a guardarlo fumando una sigaretta, in City Music ci sono invece Lou Reed e Patti Smith che fissano intensamente gli ascoltatori. Sempre con la sigaretta in mano in ogni caso. Il risultato è sicuramente interessante, e pare anche più focalizzato di quello di altri suoi colleghi come Kurt Vile o Sean Rowe, ma forse proprio per questo più convenzionale e inquadrato, privo di quella naivetè che aveva fatto apprezzare il suo precedente sforzo.

Ora sembra solo uno che sa fare "le buone canzoni di una volta", chiudendosi in uno studio con i più fedeli collaboratori (Meg Duffy, Cyrus Gengras e Nick Kinsey), e partorendo idee in puro regime democratico, che è la ragione per cui pare più il prodotto di una band che di un singolo. Promuoviamolo dunque al professionismo, con tutti i pro e i contro di questo fatidico passaggio.

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