domenica 16 dicembre 2018

100 DISCHI DEL 2018 CHE RIASCOLTERO'

Non vuole essere una vera classifica, perchè sono semplicemente i 100 dischi del 2018 che riascolterò più spesso anche negli anni a seguire. Ne isolo 20 che considero il top dell'anno, ma devo dire che questa annata ha evidenziato come in ogni ambito che seguo più assiduamente e che sono rappresentati nella lista (indie, black, roots-americana, italiani, non faccio più liste di genere) c'è un appiattimento della proposta che tende nuovamente verso l'alto. Non ci sono forse più capolavori epocali, e forse è ora anche di smettere di ribadirlo e di aspettarseli, visto che sono anni ormai che lo diciamo, ma escono ancora tanti dischi ben fatti, ma soprattutto tante belle canzoni, anche in ambito italiano dove ne ho sentite tante che qui non compaiono. Forse è questo a cui dovremmo arrenderci, l'album è sempre più un contenitore senza senso quando poi lo ascolti in streaming o su youtube e lo spezzetti in 1000 playlist (io ancora non lo faccio, ma so che oggi si fa così, ma ad esempio isolo sempre canzoni da mettere sulla chiavetta in macchina ed è un po' la stessa cosa). Perchè oggi gli artisti ragionano in canzoni, come si faceva nel 1950 in fondo, alla fine il cerchio si chiude.

TOP 20 
Vecchi che ce la fanno ancora, due giovani italiane che insegnano folk al mondo, band roots che ancora tengono alta la bandiera di genere, e due donne al potere, con due dischi agli antipodi tra loro, ma forse no.

1 Neneh Cherry Broken Politics
2 Alela Diane Cusp
3 Dirtmusic Bu Bir Ruya
4 Daniel Blumberg Minus
5 Jeff Tweedy Warm
6 Emma Tricca St Peter
7 Alejandro Escovedo The Crossing (with Don Antonio)
8 Richard Thompson 13 Rivers
9 Ry Cooder Prodigal Son
10 Any Other Two, Geography

11 The Good, the Bad & the Queen Merrie Land
12 Marianne Faithfull Negative Capability
13 Cat Power Wanderer
14 Amy Ray Holler
15 Black Joe Lewis & The Honeybears The Difference Between Me And You
16 Fantastic Negrito Please Don't be Dead
17 Lucero Among The Ghosts
18 Marcus King Band Carolina Confessions
19 Simone Felice The Projector
20 John Prine The Tree of Forgiveness


GLI ALTRI 80 (in ordine alfabetico)
21 ACC Beautiful, At Night 22 An Angry Bird Of Ghosts and Marvels 23 Anna Calvi Hunter 24 Belle & Sebastian How To Solve Our Human Problems 25 Belly Dove 26 Ben Glover Shorebound 27 Bettye Lavette Things Have Changed 28 Bombino Deran 29 Brandi Carlile By the Way, I Forgive You 30 Breeders All Nerve 31 Brent Cobb Providence Canyon 32 Buffalo Tom Quiet and Peace 33 Colter Wall Songs of the Plains 34 Courtney Barnett Tell Me How You Really Feel 35 Courtney Marie Andrews May Your Kindness Remain 36 Cowboy Junkies All That Reckoning 37 Damien Jurado The Horizon Just Laughed 38 Dan Baird Screamer 39 Dan Stuart The Unfortunate Demise of Marlowe Billings 40 David Byrne American Utopia 41 David Crosby Here If You Listen 42 Dead Cat In A Bag Sad Dolls And Furious Flowers 43 Donnie Fritts June (A Tribute To Arthur Alexander) 44 Elvis Costello Look Now 45 Eric Bibb Global Griot 46 Erika Wennerstrom Sweet Unknown 47 Father John Misty God's Favorite Customer 48 Ferro Solo Almost Mine The unexpected rise and sudden demise of Fernando (PT.1) 49 Giulia Millanta Conversation with a Ghost 50 Glen Hansard Between Two Shores 51 Graham Parker Cloud Symbols 52 Grant Lee Phillips Widdershins 53 Guy Littell One of Those Fine Days 54 H.C. McEntire Lionheart 55 Handsome Jack Everything's Gonna Be Alright 56 Herself Rigel Playground 57 J Mascis Elastic Days 58 Jayhawks Back Roads And Abandoned Motels 59 Jen V Blossom Hunting Days 60 Joan As Police Woman Damned Devotion 61 John Oates Arkansas 62 Johnny Marr Call The Comet 63 Julia Holter Aviary 64 Kamasi Washington Heaven & Earth (Young Turks) 65 Kasey Chambers Campfire 66 Kinky Friedman Circus of Life 67 Kristin Hersh Possible Dust Clouds 68 Kurt Vile Bottle It In 69 Kyle Craft Full Circle Nightmare 70 Laura Veirs The Lookout 71 Lenny Kravitz Raise Vibration 72 Leon Bridges Good Thing 73 Levi Parham Girls It's All Good 74 Low Double Negative 75 Mary Gauthier Rifles & Rosary Beads 76 Mudhoney Digital Garbage 77 Nap Eyes I'm Bad Now 78 Neko Case Hell-On 79 Nero Kane Love In A Dying World 80 Okkervil River In the Rainbow Rain 81 Paul kelly Nature 82 Paul McCartney Egypt Station 83 Paul Weller True Meanings 84 Phil Cook People Are My Drug 85 Phosphorescent C'est La Vie 86 Ruen Brothers All My Shades of Blue 87 Ryley Walker Deafman Glance 88 Shooter Jennings Shooter 89 Spain Mandala Brush 90 Spiritualized And Nothing Hurt 91 Stephen Malkmus Sparkle Hard 92 Steve Forbert The Magic Tree 93 Stray Birds Let It Pass 94 Suede The Blue Hour 95 Thalia Zedek Fighting Season 96 The Nude Party The Nude Party 97 The War and Treaty Healing Tide 98 Titus Andronicus A Productive Cough 99 Tom Rush Voices 100 Tony Joe White Bad Mouthin'

BONUS TRACK IN ITALIANO

Maisie - Maledette Rockstar
Luca Rovini - Cuori Fuorilegge

DELUSIONI

Arthur Buck Arthur Buck Calexico The Thread That Keeps Us Eels The Deconstruction Eleanor Friedberger Rebound Florence & The Machine High As Hope Israel Nash Gripka Lifted Jack White Boarding House Reach John Grant Love Is Magic Jonathan Wilson Rare Birds Decemberists I'll Be Your Girl

DOTTORE L'ABBIAMO PERSO:

Van Morrison  - premio "hai rotto il cazzo 2018"
Rod Stewart - no dai Rod, NO.



BEST ARCHIVES RECORD


1 Primal Scream Give Out But Don't Give Up. The Original Memphis Recordings
2 Prince Piano & A Microphone 1983
3 REM REM At The BBC
4 Tom Petty An American Treasure
5 Neil Young Songs for Judy
6 Jimmy LaFave Peace Town
7 Bob Dylan More Blood, More Tracks (Bootleg Series 14)
8 Bob Seger Heavy Mu
sic_ The Complete Cameo Recordings 1966-1967
9 David Bowie Never Let Me Down 2018
10 Loudon Wainwright III Years In The Making




lunedì 10 dicembre 2018

ANY OTHER

Any Other Two, Geography[42 Records 2018] 

42records.it
 File Under: alt-rock, indie

di Nicola Gervasini (24/10/2018)
Abbiamo ancora nelle orecchie e nei lettori l'exploit di Emma Tricca con l'album St. Peter, ed ecco che con Any Other subito troviamo un'altra artista di cui essere fieri anche nel mercato estero. Polistrumentista al servizio di Colapesce e pure produttrice di un album per il varesotto Generic Animal, Adele Nigro usa un nickname misterioso, che, come tradizione indie vuole, non si sa mai se considerare una band o un singolo artista. Ma qui dubbi non ce ne sono, perché Adele suona gran parte degli strumenti, aiutata da Marco Giudici (piano e basso), Alessandro Cau (batteria) e con interventi di Laura Agnusdei degli Julie's Haircut e Marta Benes.

Two, Geography rappresenta un netto passo avanti rispetto all'esordio del 2015 (Silently. Quietly. Going Away), perché nonostante lo stile richiami ovviamente nomi del passato e presente, si nota una personalità nel modo di scrivere canzoni non indifferente, con brani che si dimenticano ritornelli, two-minute songs che indugiano in lunghe intro di archi prima di svilupparsi in un emozionante crescendo improvvisamente troncato sul finale (Breastbone), bozzetti da poco più di un minuto che assumono dignità di canzone finita (la strumentale Stay Hydrated! e il finale di A Place). E in mezzo una serie di canzoni davvero straordinarie anche nei testi, con un filo logico emozionale che viaggia sul confine del concept album, in cui dallo struggente testo di A Grade (una escalation di ricordi di un amore finito che finisce però con una reazione d'orgoglio come "Non dovrei essere grata se qualcuno mi fa sentire che posso essere amata, mi merito amore"), si arriva alla positiva presa di coscienza di Geography ("Se non riesci a vedere il mondo se non attraverso la lente del cinismo, qual è il senso anche solo di vivere?"), passando attraverso però le difficoltà a trovare un senso dopo una grande delusione ("come puoi fare le cose quando sei giù e non esiste un criterio?" recita l'inizio del singolo Capricorn No).

Proprio quest'ultima canzone è forse il brano che si discosta più dal resto, e potrebbe trarre in inganno sul suo stile, dove la rabbia della prima Ani DiFranco si sposa perfettamente con la grazia delle prime brit-folker inglesi di fine anni sessanta. Two, Geography ha il raro dono di mostrare una maturità da artista scafata, pur raccontando di incertezze e dolori da ragazza che scopre che la ricerca di sé stessa e del grande amore non sempre vanno d'accordo (In Traveling Hard canta "Se esco con gli uomini, devo accettare che io possa essere migliore di loro, contrastandoli e non più trascurandomi per il loro bene. Non sono difettosa, non ho bisogno di essere aggiustata, ho solo bisogno di amarmi"), e che pensa che la musica possa ancora raccontare qualcosa di noi stessi attraverso le emozioni dell'artista ("Leggi i testi quando ascolti la canzone? Potrebbe aiutarti in alcune occasioni" canta ancora in Geography). Fortemente consigliato.

venerdì 7 dicembre 2018

KASEY CHAMBERS

Kasey Chambers & The Fireside Disciples
Campfire
[
Essence 
2018]
kaseychambers.com
 File Under: field songs

di Nicola Gervasini (27/06/2018)
Non è stato facile per Kasey Chambers guadagnarsi il rispetto del mondo country/roots statunitense. Vuoi per quella normale diffidenza verso una australiana che si dedica alla country-music, vuoi perché all'inizio la sua carriera si è dovuta scrollare di dosso anche il sospetto di essere solo una "figlia di". I genitori infatti erano già più che noti per aver dato vita alla Dead Ringer Band, e proprio loro a fine anni Novanta permisero alla figlia di volare negli Stati Uniti grazie all'interessamento di Buddy Miller, che suonò già nel suo primo album. La ragazza però ha avuto l'umiltà di fare la giusta gavetta, imparando il mestiere come spalla di Lucinda Williams, e disco dopo disco è cresciuta.

Non abbiamo forse la nuova Emmylou Harris, ma le sue ultime uscite come Bittersweet (2014) e Dragonfly dello scorso anno (prodotto dal compatriota Paul Kelly) testimoniano un'autrice e interprete sicuramente di primo piano. Tempo dunque di permettersi un disco come Campfire, probabilmente il suo progetto più integralista e legato alla tradizione, in cui la Chambers riunisce sotto il nickname The Fireside Disciplesamici (Brandon Dodd dei Grizzly Train), parenti (il padre Bill Chambers) e Alan Pigram, artista australiano di etnia Yawuru molto noto in patria con i Pigram Brothers. Campfire Song è l'inizio programmatico, che racconta di una fanciullezza passata nei campi e secondo valori antichi di famiglia-lavoro, ma il disco trova subito una sua varietà con il brano per sole voci Go On Your Way e la intensa Orphan Heart, che pare davvero uno dei migliori duetti tra Gillian Welch e David Rawlings. Con Goliath siamo dalle parti del gospel rurale tanto in voga in questi anni (niente che non si senta anche anche dalle nostre parti da Veronica Sbergia o artisti simili), mentre con Abraham il lungo sermone della domenica si fa lento e sofferto.

Il disco prosegue quindi con lo stesso menu, con momenti di delizioso divertissement bluegrass come Junkyard Man e altri più riflessivi come The Harvest & The Seed, dove duetta proprio con Emmylou Harris. Nei testi la Chambers traccia una sorta di parallelo tra l'America che fu raccontata da John Steinbeck (e che continua a vivere nei libri di Kent Haruf probabilmente), e una Australia dove gli spazi immensi e i deserti non fanno altro che amplificare la solitudine e l'arretratezza, ma anche la forza di rapporti umani costretti all'ambito familiare o dai confini di piccoli centri abitati. Un mondo dove il rapporto con la natura e gli animali è parte integrante del proprio essere (This Little Chicken o Fox & The Bird), e dove solo la morte scandisce il tempo (la splendida Now That You're Gone). Disco bello seppur non per tutti i palati, Campfire è una cantata intorno al fuoco al quale vi consigliamo di partecipare. 

domenica 2 dicembre 2018

JIM JAMES

Jim James 
Uniform Distortion 
[
ATO 
2018]
jimjames.com
 File Under: My Morning Garage

di Nicola Gervasini (28/08/2018)
Avvertenze: se cercate in Uniform Distortion la risposta ad un quesito che vi attanaglia da anni sulla reale statura artistica di Jim James, sappiate che anche stavolta ne uscirete con seri dubbi.

Modalità d'uso: prendete i vostri dischi dei My Morning Jacket e fate un gioco sulla memoria: dimenticateli insomma, siano essi i gloriosi tempi del nuovo roots-prog di It Still Moves o Z, siano la torrenziale orgia di suoni del live Okonokos o i discussi e mai troppo digeriti esperimenti di Evil Uges o Circuital. Prendete anche i dischi solisti già editi da Jim James, e dimenticate pure quelli. Scordatevi la sua disperata ricerca di una grammatica propria, quel suo essere sempre sul confine tra l'avere un'idea geniale per poi perdersi in troppi particolari al momento di realizzarla, quella sua prolissità stilistica che ne fa uno dei più irrisolti artisti degli anni 2000. Ecco, se vi lasciate alle spalle tutto ciò che sapevate di lui, allor potete procedere all'ascolto di Uniform Distortion.

Dosaggio: Uniform Distortion non è un disco che vi può cambiare la vita. Vi piacerà, ma non farà piazza pulita di tutti i vostri ascolti. Ma a differenza di molte produzioni di Jim James, rimetterlo nel lettore (piatto, streaming, autoradio, fate voi…) sarà un'idea invitante e per nulla impegnativa. Perché la sua voluta e cercata "easyness" retro-rock, già figlia della lezione rock di suoi esimi contemporanei come Dan Auerbach (Black Keys) a Jim White (White Stripes), è stata pensata apposta per fare un disco facile da proporre live, e per una volta, anche radio-friendly.

Controindicazioni: Può darsi che questo mix di chitarre da garage-rock sospese a metà tra Link Wray (All In Your HeadYes To Everything) e Neil Young (Throwback), queste melodie anni 50 alla Dion (Over and Over e Too Good To Be True), questi hard-riff tra i Troggs (You Get To Rome) e i Dinosaur Jr (Just A Fool e Out Of Time) possano un po' disorientarvi, stordirvi anche. Qualcuno potrebbe anche annoiarsi e sbuffare per cotanto revival travestito da modernità. Ma attenzione, James non sta prendendovi in giro, non pensate a Uniform Dirtortion come il suo Everybody's Rockin (Neil Young), e cioè un mero esercizio di stile buono per divertirsi con gli amici. Questo album sa invece di giro di vite, di presa di consapevolezza dei propri mezzi, di voglia di rigenerazione.

Scadenza e Conservazione: Uniform Distortion non scade, perché è già scaduto. È già detto, già scritto, già suonato. Da altri, in altre ere rock. Ma ora anche da Jim James, che di un disco così aveva bisogno, pur restando sempre quello strambo personaggio con la faccia colorata di bianco cantava Going To Acapulco di Bob Dylan al funerale del film "I'm Not There" di Todd Haynes: un artista capace di rendere oro quello che tocca quando vuole, con una cultura musicale enorme (merce rara tra le nuove leve), e un ego talmente smisurato da non saperlo contenere. Per cui conservatevi questo disco, fra qualche anno non lo ricorderemo come il suo capolavoro, ma come quella volta che è stato capace di toccare l'essenza del rock, e tirarne fuori un album che si fa ascoltare, riascoltare, e, finalmente, non stanca presto. 

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