Jim James Uniform Distortion [ATO 2018] jimjames.com File Under: My Morning Garage di Nicola Gervasini (28/08/2018) |
Avvertenze: se cercate in Uniform Distortion la risposta ad un quesito che vi attanaglia da anni sulla reale statura artistica di Jim James, sappiate che anche stavolta ne uscirete con seri dubbi.
Modalità d'uso: prendete i vostri dischi dei My Morning Jacket e fate un gioco sulla memoria: dimenticateli insomma, siano essi i gloriosi tempi del nuovo roots-prog di It Still Moves o Z, siano la torrenziale orgia di suoni del live Okonokos o i discussi e mai troppo digeriti esperimenti di Evil Uges o Circuital. Prendete anche i dischi solisti già editi da Jim James, e dimenticate pure quelli. Scordatevi la sua disperata ricerca di una grammatica propria, quel suo essere sempre sul confine tra l'avere un'idea geniale per poi perdersi in troppi particolari al momento di realizzarla, quella sua prolissità stilistica che ne fa uno dei più irrisolti artisti degli anni 2000. Ecco, se vi lasciate alle spalle tutto ciò che sapevate di lui, allor potete procedere all'ascolto di Uniform Distortion.
Dosaggio: Uniform Distortion non è un disco che vi può cambiare la vita. Vi piacerà, ma non farà piazza pulita di tutti i vostri ascolti. Ma a differenza di molte produzioni di Jim James, rimetterlo nel lettore (piatto, streaming, autoradio, fate voi…) sarà un'idea invitante e per nulla impegnativa. Perché la sua voluta e cercata "easyness" retro-rock, già figlia della lezione rock di suoi esimi contemporanei come Dan Auerbach (Black Keys) a Jim White (White Stripes), è stata pensata apposta per fare un disco facile da proporre live, e per una volta, anche radio-friendly.
Controindicazioni: Può darsi che questo mix di chitarre da garage-rock sospese a metà tra Link Wray (All In Your Head, Yes To Everything) e Neil Young (Throwback), queste melodie anni 50 alla Dion (Over and Over e Too Good To Be True), questi hard-riff tra i Troggs (You Get To Rome) e i Dinosaur Jr (Just A Fool e Out Of Time) possano un po' disorientarvi, stordirvi anche. Qualcuno potrebbe anche annoiarsi e sbuffare per cotanto revival travestito da modernità. Ma attenzione, James non sta prendendovi in giro, non pensate a Uniform Dirtortion come il suo Everybody's Rockin (Neil Young), e cioè un mero esercizio di stile buono per divertirsi con gli amici. Questo album sa invece di giro di vite, di presa di consapevolezza dei propri mezzi, di voglia di rigenerazione.
Scadenza e Conservazione: Uniform Distortion non scade, perché è già scaduto. È già detto, già scritto, già suonato. Da altri, in altre ere rock. Ma ora anche da Jim James, che di un disco così aveva bisogno, pur restando sempre quello strambo personaggio con la faccia colorata di bianco cantava Going To Acapulco di Bob Dylan al funerale del film "I'm Not There" di Todd Haynes: un artista capace di rendere oro quello che tocca quando vuole, con una cultura musicale enorme (merce rara tra le nuove leve), e un ego talmente smisurato da non saperlo contenere. Per cui conservatevi questo disco, fra qualche anno non lo ricorderemo come il suo capolavoro, ma come quella volta che è stato capace di toccare l'essenza del rock, e tirarne fuori un album che si fa ascoltare, riascoltare, e, finalmente, non stanca presto.
Modalità d'uso: prendete i vostri dischi dei My Morning Jacket e fate un gioco sulla memoria: dimenticateli insomma, siano essi i gloriosi tempi del nuovo roots-prog di It Still Moves o Z, siano la torrenziale orgia di suoni del live Okonokos o i discussi e mai troppo digeriti esperimenti di Evil Uges o Circuital. Prendete anche i dischi solisti già editi da Jim James, e dimenticate pure quelli. Scordatevi la sua disperata ricerca di una grammatica propria, quel suo essere sempre sul confine tra l'avere un'idea geniale per poi perdersi in troppi particolari al momento di realizzarla, quella sua prolissità stilistica che ne fa uno dei più irrisolti artisti degli anni 2000. Ecco, se vi lasciate alle spalle tutto ciò che sapevate di lui, allor potete procedere all'ascolto di Uniform Distortion.
Dosaggio: Uniform Distortion non è un disco che vi può cambiare la vita. Vi piacerà, ma non farà piazza pulita di tutti i vostri ascolti. Ma a differenza di molte produzioni di Jim James, rimetterlo nel lettore (piatto, streaming, autoradio, fate voi…) sarà un'idea invitante e per nulla impegnativa. Perché la sua voluta e cercata "easyness" retro-rock, già figlia della lezione rock di suoi esimi contemporanei come Dan Auerbach (Black Keys) a Jim White (White Stripes), è stata pensata apposta per fare un disco facile da proporre live, e per una volta, anche radio-friendly.
Controindicazioni: Può darsi che questo mix di chitarre da garage-rock sospese a metà tra Link Wray (All In Your Head, Yes To Everything) e Neil Young (Throwback), queste melodie anni 50 alla Dion (Over and Over e Too Good To Be True), questi hard-riff tra i Troggs (You Get To Rome) e i Dinosaur Jr (Just A Fool e Out Of Time) possano un po' disorientarvi, stordirvi anche. Qualcuno potrebbe anche annoiarsi e sbuffare per cotanto revival travestito da modernità. Ma attenzione, James non sta prendendovi in giro, non pensate a Uniform Dirtortion come il suo Everybody's Rockin (Neil Young), e cioè un mero esercizio di stile buono per divertirsi con gli amici. Questo album sa invece di giro di vite, di presa di consapevolezza dei propri mezzi, di voglia di rigenerazione.
Scadenza e Conservazione: Uniform Distortion non scade, perché è già scaduto. È già detto, già scritto, già suonato. Da altri, in altre ere rock. Ma ora anche da Jim James, che di un disco così aveva bisogno, pur restando sempre quello strambo personaggio con la faccia colorata di bianco cantava Going To Acapulco di Bob Dylan al funerale del film "I'm Not There" di Todd Haynes: un artista capace di rendere oro quello che tocca quando vuole, con una cultura musicale enorme (merce rara tra le nuove leve), e un ego talmente smisurato da non saperlo contenere. Per cui conservatevi questo disco, fra qualche anno non lo ricorderemo come il suo capolavoro, ma come quella volta che è stato capace di toccare l'essenza del rock, e tirarne fuori un album che si fa ascoltare, riascoltare, e, finalmente, non stanca presto.
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