Esordio molto interessante quello dei toscani Verily So, trio del tutto atipico che ruota attorno alla voce di Marialaura Specchia, chitarrista, all'occorrenza batterista alla Moe Tucker e cantante dotata di una voce traditrice, di quelle che in un primo momento appaiono soavi quanto una Hope Sandoval spiritata, ma che acquisiscono spesso i toni spigolosi di una certa Pj Harvey. La seguono Simone Stefanini e Luca Dalpiaz, chitarra e basso e all'occorrenza voce. Il trio attinge a piene mani in un dark-folk che passa dalle parti di Mark Lanegan (Ballad, cantata a due voci, sembra proprio uno dei suoi brani in compagnia di Isobel Campbell) a echi di Mazzy Star (la bella e suggestiva apertura di Wax Mask). Innamorati delle elettriche un po' acide da Paisley Underground anni 80, unite a molto del folk indipendente di quet'ultimo decennio, i tre offrono dieci brani già molto maturi e convincenti, soprattutto nelle costruzioni armoniche (ascoltate il crescendo di Guns On Fire o il bel finale acustico di 15 Years). Tra i loro grandi pregi anche quello di non indugiare troppo con tempi lunghi, permettendo anche a brani dall'incedere lento e ipnotico come When I End And You Start di non perdersi troppo prima dell'esplosione finale, e di saper tenere i ritmi giusti di un rock che a volte appare persino legato alla new wave di fine anni 70 (Will You Marry Me). Manca ancora una produzione che riesca a far sembrare tutti i diversi elementi in campo leggermente meno slegati, ma sul suono e sulla sostanza di questo disco ci si può già scommettere. ( 7)
(Nicola Gervasini)
(Nicola Gervasini)
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