lunedì 13 agosto 2012

PARLOTONES


PARLOTONES
JOURNEY THROUGH THE SHADOWS
Ais/EarMusic
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In Sud Africa sono delle star di prima grandezza, dalle nostre parti invece ancora devono trovare i giusti canali per il successo, anche se del precedente disco Stardust Galaxies si è comunque molto parlato anche in Europa. I Parlotones vengono da Johannesburg, alfieri di un pop-rock che tiene un piede nel rock alternativo da garage e uno in quello furbetto delle radio alla moda. Struttura classica (due chitarre – basso – batteria), grafica che richiama gli anni doro del garage-rock e una forte propensione alla three-minute-song che piace sempre ai palinsesti per teen-ager, la band, capitanata dal cantante Kahn Morbee, produce con Journey Through The Shadows un album insieme furbo e maturo, in cui alla facilità di memorizzazione dei ritornelli di Soul And Body  fa da contro-altare una scrittura che cerca di uscire dalle briglie della teenager-song. Per i confronti si fanno i nomi dei Killers, magari più impropriamente dei Muse (non ne hanno la stessa magniloquenza), mentre le aperture pop di Save Your Best Bits non possono non richiamare alla mente i Coldplay, di cui sono stati anche gruppo-spalla.  Se la produzione non disdegna di tenere alti i volumi e sottolineare le melodie come si richiede ad un disco nato per piacere, ci pensa la chitarra di Paul Hodgson a dare quel tocco di provvisorietà da rock da cantina che permette al disco di risultare comunque “vero” nonostante la produzione volutamente sopra le righe.  D’altronde loro sono una band che sta facendo tute le tappe tipiche delle star, dalle spettacolari iniziative benefiche (scaleranno il Kilimanjaro come testimonials di Africa-Unite, associazione contro la violenza sulle donne in Africa) a quelle nei social network (loro l’idea di una sorta di tessera fedeltà dei fans che accumuleranno punti comprando cd e partecipando a concerti, avendo così diritto a benefit come il non dover fare la coda ai concerti). Quello che resta però ancora lontano dal mondo della grande canzone è proprio la statura artistica di tutto il disco, che si ascolta senza troppo impegno, ma che solo in alcuni episodi (HoneyDown By The Lake, per le quali immaginatevi una svolta più commerciale dei Gaslight Anthem, o una I Am Alive che cerca gli U2) risveglia un vero e proprio interesse. We Just Want To Be Loved rispondono loro, coadiuvati pure da coro di bambini, e davvero in questi casi non ci sono altre grandi parole da spendere. Come cantavano gli XTC, “Come si chiama quel rumore che esce dal Jukebox?”. La risposta, ricorderete, era “Questo è pop, Yeah Yeah”.
Nicola Gervasini

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