mercoledì 1 agosto 2012

THE HUNGER GAMES: SONGS FROM DISTRICT 12 AND BEYOND


ARTISTI VARI
THE HUNGER GAMES: SONGS FROM DISTRICT 12 AND BEYOND
Universal Republic
***1/2


Ci fa ancora un certo effetto trovare il nome di T-Bone Burnett coinvolto in super produzioni hollywoodiane, ma siamo pur sempre felici che un nome così meritevole sia considerato garanzia di qualità e vendibilità al tempo stesso. The Hunger Games è un film del regista Gary Ross, tratto da un celebre romanzo di fantascienza di Suzanne Collins, già campione d’incassi in USA e in uscita in Italia in questi giorni. Il progetto della colonna sonora è stato affidato proprio a Burnett e ad un altro veterano delle soundtracks come James Newton Howard, che insieme hanno diretto sedici artisti del mondo roots-rock indipendente (come ad esempio i Decemberists o una Neko Case di nuovo a tinte country), folk (Secret Sisters, Low Anthem)  e mainstream come i Maroon 5, che dopo aver partecipato anche al recente tributo a Dylan, sembrano davvero intenzionati a cercare un riconoscimento anche al di fuori del mondo MTV (e stavolta se la cavano pure benino con una Come Away To The Water che trasuda Burnett-sound da tutti i pori). E visto che in genere è naturale che gli artisti non prestino a queste operazioni i loro brani migliori, il risultato può essere considerato più che buono. Il clima generale è comunque rilassato e decisamente folk-oriented, a partire dall’ipnotico tema centrale del film affidato agli Arcade Fire (Abraham’s Daughter), con alcune eccezioni come l’hard/hip hop offerto dal rapper Kid Cudi, un Glen Hansard insolitamente elettrico e sopra le righe con Take The Heartland, (forse uno dei pochi brani che fa storcere leggermente il naso della raccolta, insieme all’unico non prodotto da Burnett, la fin troppo poppettara Eyes Open affidata a Taylor Swift). Le sorprese arrivano dalle reginette del country coinvolte, con la stessa Taylor Swift che riscatta il brutto brano di cui sopra con il convincente incontro con il duo folk dei Civil Wars (Safe & Sound, addirittura scelto come singolo promozionale per l’album), che a loro volta ben impressionano con Kingdom Come, mentre anche la bionda Miranda Lambert tira fuori la passione giusta per la sua Run Daddy Run. Bella scoperta anche Dark Days del gruppo bluegrass Punch Brothers (molto stile Low Anthem), mentre i Decemberists di One Engine persistono nella loro ritorno al roots-rock più classico e i Carolina Chocolate Drops si esibiscono in uno dei loro tipici finti-traditional a cappella (Daughter's Lament). Se la cava bene anche la giovanissima stellina del folk-pop Jayme Dee con la tenue Rules, confermando come la mano del regista Burnett è ormai in grado di far fare bella figura a chiunque. A riprova dunque che il suo marchio dia ormai più garanzie di un bollino D.O.C. posto su una bottiglia di vino, a questo punto potremo goderci un blockbuster all’americana senza doverci troppo tappare le orecchie, e davvero non è poco.
Nicola Gervasini

Nessun commento:

BILL RYDER-JONES

  Bill Ryder-Jones Lechyd Da (Domino 2024) File Under:   Welsh Sound I Coral sono da più di vent’anni   una di quelle band che tutti...