domenica 21 luglio 2013

LORENZO BERTOCCHINI

Lorenzo Bertocchini Bootcut Shadow[Lorenzo Bertocchini  2013] 

www.lorenzobertocchini.com


 File Under: a cowboy hat and a broken heart


di Nicola Gervasini (10/07/2013)

Il panorama roots italiano è ormai talmente sviluppato che anche la nostra redazione è letteralmente sommersa da proposte nostrane. Ognuno con la propria voglia di dimostrare quanto si è capaci di fare dischi "all'americana", e con risultati che, pur con tutte le contraddizioni del caso e i limiti concettuali e geografici della proposta, possiamo ormai ritenere generalmente più che soddisfacenti. In questo mondo sotterraneo che possiamo definire "scena" anche in considerazione delle continue collaborazioni tra i tanti attori in gioco (qui ad esempio ritroviamo Giulia Millanta e Maria Olivero), Lorenzo Bertocchini può ormai definirsi un veterano. Lui in quel di Varese ha cominciato a scrivere rock americano già nel 1990, quando ancora seguiva i Rocking Chairs di Graziano Romani (indiscussi re della prima ondata) fondandone il fan club ufficiale. Ed è stato anche uno dei primi che ha fatto capire che, laddove sul palco festa, sudore e improvvisazione fanno parte del bagaglio minimo del vero rocker "StonePony-like", in studio serve ben altro per ottenere un prodotto che non sia solo il documento da lasciare agli amici dopo il concerto nella birreria preferita.

Per questo i suoi album hanno sempre beneficiato di un'attenzione ai particolari che ha spesso ben risolto il limite di una voce poco potente e gli inevitabili manierismi di chi segue un genere più per passione che per arte.Bootcut Shadow, la sua nuova fatica che segue il già convincete Uncertain Texas, continua dunque la buona tradizione, pur catapultando Lorenzo verso una pacata e poco pretenziosa maturità. Forse perché oggi il mercato non consente di andare oltre la notorietà acquisita in più di vent'anni di carriera, e forse perché ormai ha già registrato quei pezzi forti che i suoi fedeli fans del varesotto (ma non solo) gli richiedono ai concerti (anche se qui si ripropone la già nota Payphones in nuova versione con la chitarra di Bill Toms), Lorenzo ormai sembra scrivere canzoni solo per il puro gusto di scrivere, sempre legato al suo immaginario da cowboy nostrano ("Walking down Sunset with a cowboy hat and a broken heart" spara subito il primo verso del disco, giusto per chiarire subito l'epica di cui ci nutriremo). Per cui via al più puro Jersey-sound per rivedere il film dell'eroe metropolitano che prende la sua bella a casa (That White Dress) e la porta verso un viaggio fatto di sogni e magari qualche imprevisto (What's Your Grandma Doin' In The Car With You And Me, una sorta di versione aggiornata di Io, Mammeta e Tu di Modugno…).

La grandezza delle canzoni di Bertocchini è tutta in quella punta di ironia che gli impedisce di prendere troppo sul serio i propri personaggi, laddove la bella di turno ci prova anche a prendere la patente per evitare di dover essere sempre accompagnata come vogliono i tempi moderni (con gli esiti tragicomici descritti in Driver License), soprattutto perché capita che anche il nostro eroe metropolitano possa essere indisposto causa influenza (The Flu). Non manca la mistica del loser (con l'omaggio ai suoi santoni tramite le cover di Coffe Break di Willl T Massey o Workin'At The Car Wash Blues di Jim Croce), della vita notturna (4 in the MorningOn a night like this), e i momenti romantici (I Remember More and Less). Bertocchini ci propone il suo mondo senza darsi troppe noie a cercare il colpo di scena, ed è forse questa misurata maturità il limite e insieme il pregio di Bootcut Shadow.

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