TITUS WOLFE
HO-HO-KUS N.J.
Score and
More Music
***1/2
Con un nome
d’arte che sarebbe piaciuto molto a Tom Waits per uno dei tanti nighthawks che
popolano le sue canzoni, il tedesco Titus
Wolfe è il classico fan che si fa protagonista dopo anni di gavetta nei
club di Francoforte. Titolare di una poco conosciuta discografia locale, Wolfe
prova ad uscire dai suoi confini con un album nato come omaggio ad uno dei suoi
padri spirituali, Willy DeVille. Storia vuole che Wolfe abbia mandato una sua
versione di Heaven Stood Still che
potrebbe essere quello che ne verrebbe fuori dando la canzone in mano ad un Greg
Brown (molto simili le voci in alcuni momenti) a David Keyes, bassista di Deville. Convinto dalla bellezza della
versione, Keyes ha organizzato per Wolfe una session nel New Jersey (da qui lo
strano titolo del disco) con alcuni amici e professionisti di genere (spicca su
tutti Kenny Margolis alle tastiere),
per un album che racchiude le migliori composizioni di Wolfe e due cover in
omaggio a Deville (oltre a Heaven Stood
Still, anche Angels Don’t Lie,
struggente ballata ripescata da Loup Garoup). L’album ha una partenza
particolarmente triste e ispirata con le notevoli Your Name in The Clouds e Too
Far Gone, perfette per esaltare il suo vocione roco e basso, ed è solo con Guru For A Dime (qui Margolis si esalta
con il Wurlitzer) che si trova un po’ di ritmo. Da qui si procede su buoni
livelli, per quanto sia evidente che Wolfe non sia interessato a dimostrare
particolare originalità e innovazione nelle soluzioni. Where Roses Grow, A Trip Nowhere (che sembra una ballata dello
Springsteen epoca Devils And Dust), Calling
Your Name o la soffice The Trouble
You Must Have Seen si susseguono tra sussurri e una particolare attenzione
ai suoni caldi e riverberati, evidenziando un autore comunque capace e un
interprete di livello. Esame di maturità dunque superato per Wolfe, uno dei
tanti che vede l’omaggio come punto di partenza per la propria arte, anche quando
potrebbe farne a meno, come quando affronta l’abusatissima Willin’ dei Little Feat facendosi aiutare alla voce da Joe Lynn Turner, ex vocalist dei
Rainbow e dei Deep Purple (Mark 5), uscendone degnamente, ma non aggiungendo
poi niente che già i suoi brani non fossero in grado di dire. Consigliato per
Deville-lovers e amanti della buona canzone roots.
Nicola
Gervasini
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