Sharon Jones & The Dap-KingsSoul of a Woman [Daptone 2017] sharonjonesandthedapkings.com File Under: farewell records di Nicola Gervasini (14/12/2017) |
La brutta notizia era arrivata nel 2013, alla vigilia della pubblicazione di Give the People What They Want, quinto album della fortunata epopea di Sharon Jones e dei suoi Dap-Kings. Sharon aveva un cancro, e purtroppo al pancreas, uno dei peggiori. Ci ha poi lasciati il 18 novembre del 2016, dopo che ha combattuto fieramente la sua battaglia, presentandosi sul palco anche senza i capelli persi per la chemioterapia, e non cessando mai, finché ha potuto, l'attività.
D'altronde lei al successo ci è arrivata tardi: è morta a 60 anni, ma aveva esordito solo a 45, dopo una lunga carriera da corista più o meno amatoriale. Nel 2002 il suo Dap Dippin' with Sharon Jones and the Dap-Kings è stato un disco cardine del movimento New Soul, perché non solo ha ravvivato una tradizione in crisi da almeno due decenni con un piglio classicista mai fuori dal tempo, ma anche creato attorno alla band dei Dap-Kings e alla Daptone Records una scena di nuove (Charles Bradley) e vecchie (Lee Fields) leve del soul divenuta importante negli anni zero.
Soul Of A Woman è il suo sesto album di inediti (escludendo l'album natalizio di due anni fa), e come tutti i dischi registrati da un artista già pienamente conscio della sua morte imminente, è un album che non punta più a cercare di essere faro illuminante di una scena, ma semplicemente di riassumerla portando gioia e voglia di vivere all'artista stesso e al pubblico che ne sarà presto orfano. In fondo era tutta una questione di tempo il fatto di registrare queste canzoni, sembra averci voluto dire fin dall'iniziale A Matter Of Time, piccolo manuale del grande arrangiatore offerto dal bassista e produttore Bosco Mann. Se la malattia pare avesse intaccato troppo le doti vocali di Sharon, il disco offre come al solito la grande lezione degli arrangiamenti dei fiati dei Dap-Kings, degni eredi dei Tower Of Power, in grado da soli a tenere il ritmo anche di un brano tutto sommato già sentito come Sail On.
La ricetta della soul-music infatti la conoscete già anche voi, e Sharon si guarda bene di sconvolgerla, come quando offre il numero lento "alla James Brown" di Just Give Me Your Time (se vi distraete un attimo, vi ritroverete anche voi a cantarci sopra "This is a man's world!"). E via di numeri noti: una Come and Be a Winner che sa di collaborazione Burt Bacharch/Dionne Warwick, una Rumors che vira al soul bianco alla Dusty Springfield, la ballatona soul alla Solomon Burke di Pass Me By, il Curtis Mayfield più urbano riscontrabile in Searching For a New Day e il momento di raccoglimento di These Tears (No Longer For You), dove siamo in piena zona Gladys Knight & The Pips. C'è tempo ancora per When I Saw Your Face e Girl! prima del toccante finale di Call On God, brano che Sharon scrisse nel 1970, e che oggi funge da religioso commiato per una delle voci nere più importanti degli anni 2000. E intanto cala un nuovo sipario sulla musica Soul.
D'altronde lei al successo ci è arrivata tardi: è morta a 60 anni, ma aveva esordito solo a 45, dopo una lunga carriera da corista più o meno amatoriale. Nel 2002 il suo Dap Dippin' with Sharon Jones and the Dap-Kings è stato un disco cardine del movimento New Soul, perché non solo ha ravvivato una tradizione in crisi da almeno due decenni con un piglio classicista mai fuori dal tempo, ma anche creato attorno alla band dei Dap-Kings e alla Daptone Records una scena di nuove (Charles Bradley) e vecchie (Lee Fields) leve del soul divenuta importante negli anni zero.
Soul Of A Woman è il suo sesto album di inediti (escludendo l'album natalizio di due anni fa), e come tutti i dischi registrati da un artista già pienamente conscio della sua morte imminente, è un album che non punta più a cercare di essere faro illuminante di una scena, ma semplicemente di riassumerla portando gioia e voglia di vivere all'artista stesso e al pubblico che ne sarà presto orfano. In fondo era tutta una questione di tempo il fatto di registrare queste canzoni, sembra averci voluto dire fin dall'iniziale A Matter Of Time, piccolo manuale del grande arrangiatore offerto dal bassista e produttore Bosco Mann. Se la malattia pare avesse intaccato troppo le doti vocali di Sharon, il disco offre come al solito la grande lezione degli arrangiamenti dei fiati dei Dap-Kings, degni eredi dei Tower Of Power, in grado da soli a tenere il ritmo anche di un brano tutto sommato già sentito come Sail On.
La ricetta della soul-music infatti la conoscete già anche voi, e Sharon si guarda bene di sconvolgerla, come quando offre il numero lento "alla James Brown" di Just Give Me Your Time (se vi distraete un attimo, vi ritroverete anche voi a cantarci sopra "This is a man's world!"). E via di numeri noti: una Come and Be a Winner che sa di collaborazione Burt Bacharch/Dionne Warwick, una Rumors che vira al soul bianco alla Dusty Springfield, la ballatona soul alla Solomon Burke di Pass Me By, il Curtis Mayfield più urbano riscontrabile in Searching For a New Day e il momento di raccoglimento di These Tears (No Longer For You), dove siamo in piena zona Gladys Knight & The Pips. C'è tempo ancora per When I Saw Your Face e Girl! prima del toccante finale di Call On God, brano che Sharon scrisse nel 1970, e che oggi funge da religioso commiato per una delle voci nere più importanti degli anni 2000. E intanto cala un nuovo sipario sulla musica Soul.
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