Marco Sonaglia
Ballate dalla grande recessione
File Under: a muso duro
Sebbene le nuove leve del cosiddetto
indie italiano l’abbiano rivista e rivisitata in chiave più moderna, e forse
anche più internazionale, la tradizione del cantautorato italiano, figlia di De
Andrè e Guccini, sembra non conoscere crisi di nuovi adepti e seguaci. Il quarantenne
Marco Sonaglia ad esempio è un autore che chi segue il genere conosce
ormai bene, vuoi per i suoi primi due dischi da solista (Il Pittore è l'Unico
che Sceglie i Suoi Colori del 2012 e Il Vizio Di Vivere del 2015),
vuoi per quelli più recenti con i Sambene (Sentieri Partigiani, tra
Marche e Memoria del 2018 e I Sambene Cantano De Andrè nel 2019) che
ben fanno capire le sue radici musicali, opere che lo hanno portato ad esempio
a seguire le tournee di nomi come Claudio Lolli, Modena City Ramblers e Massimo
Bubola. E fin qui tutto chiaro, ma con questo Ballate Dalla Grande Recessione
Sonaglia prova un ulteriore
passo in avanti, costruendo una serie di belle ballate, ispirate alle strutture
rese celebri dal francese François Villon, intorno alle composizioni di Salvo
Lo Galbo, poeta “militante” alla vecchia maniera. Loro le hanno chiamate
“canzoni emergenziali” perché nate in epoca-covid, ma alla fine il disco è una
sorta di campionario di alcune battaglie per l’umanità e la dignità che la
pandemia ha solo un po’ fatto dimenticare. Canzoni che ricordano chi era alla
ricerca di un rifugio dalla miseria già prima del Covid (Primavera a Lesbo),
di lotte civili che restano vive e ancora non vinte attraverso episodi e
personaggi noti (Canzone per Stefano, dedicata a Cucchi, o Canzone Dello
Zero dedicata al ex sindaco di Riace Mimmo Lucano) e meno noti (Canzone per
Sacko, dedicata ad un sindacalista morto in Calabria, o Ballata a una
Ballerina, dove lo spettro di Auschwitz torna nella storia di Lola
Horovitz, nome d’arte della ballerina polacca Franceska Mann). E infine doverosi
omaggi (a Lolli in Canzone per Claudio), e una serie di brani “da
combattimento” come Ballata per Cuba e La Mia Classe. Prodotto,
arrangiato e suonato con Paolo Bragaglia e gli interventi del violoncello di Julius
Cupo, Ballate Dalla Grande Recessione è una sorta di urlo di
battaglia che ricorda che la canzone d’autore di stampo politico non è morta, e
che ci sono anche tante questioni ancora da risolvere, anche a suon di note.
Nicola Gervasini
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