lunedì 3 gennaio 2022

NATHANIEL RATELIFF

 

Nathaniel Rateliff

Red Rocks 2020

(Stax Records, 2021)

File Under: Sadly Alone

 

Nell’era più difficile per la musica dal vivo, doveva prima o poi arrivare l’ondata di live-records nati in piena pandemia, e figli di quelle sale silenziose che molti artisti si sono trovati a dover affrontare, loro malgrado. Particolare anche l’idea di Nathaniel Rateliff di creare una sorta di seguito ad un suo album dal vivo uscito nel 2017 (Live At Red Rocks), quasi a voler confrontare l’effetto di un disco registrato davanti ad un pubblico festante e doverosamente accaldato, rispetto ad un set registrato nella stessa sala, ma stavolta a beneficio del tecnico del suono e pochi ristretti invitati.  Red Rocks 2020 è una sfida dunque, 18 brani che cercano di ribadire come la nuova soul music è abbastanza rovente da infiammare anche una sala vuota, pensato per consolare i tanti fans che non hanno potuto seguire il tour. Paradossalmente finisce per suonare poco come un concerto reale e molto come un album in studio registrato in presa diretta, tanto che se è seppur vero che manca forse la mano di una forte post-produzione e di sovraincisioni ad arricchire il piatto, il suono risulta decisamente più vivo, e alcune versioni ne guadagnano rispetto a quelle ufficiali in studio. E se nel precedente album c’erano i fidi Night Sweats ad accompagnarlo, per l’occasione Rateliff ha assemblato una band che prevede qualche vecchio collaboratore e una mini-sezione archi molto azzeccata, visto che il progetto nasce comunque come una sua sortita solista a sostegno dell’album del 2020 And It’s Stil Alright, disco che ben documentava un brutto periodo a seguito di un divorzio e della morte del suo produttore storico Richard Swift. La scaletta ricalca molto poco quella del live precedente, aggiungendo alcune novità uscite nel frattempo (All Or Nothing, You Need Me, What a Drag) e qualche recupero del suo antico repertorio (Early Spring Till, Shroud, This). In particolare, il brano Mavis viene usato a rappresentare l’album per quella sua triste constatazione di incomunicabilità forzata che i tempi del covid stanno rendendo ormai quasi normale. Tra le curiosità dell’album è da citare sicuramente la versione di There’s A War di Leonard Cohen, che vede la partecipazione di un Kevin Morby che come lui si trovava al Red Rocks a preparare un tour che non partirà mai. In ogni caso il disco ribadisce l’attitudine fortemente improntata all’attività concertistica di questo artista, che proprio grazie a pubblicazioni come queste si sta conquistando una solida e fedele fanbase negli USA, costruita sul modello di continuo contatto nel tempo che ha decretato negli anni il successo di Dave Matthews o dei Phish.

 

Nicola Gervasini

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