lunedì 1 dicembre 2025

BANGLES

 

The Bangles

Watching the Sky: The Bangles Box Set

Chery reed

°°°1/2

Tempo di valorizzazione del catalogo anche in casa Bangles, il quartetto “all-girls” formato da Vicki Peterson, Susanna Hoffs, Debbi Peterson e l’ex Runaways Michael Steele. Watching the Sky: The Bangles Box Set riunisce i primi 3 album della band, con un quarto cd che riprende il loro EP del 1982, qualche singolo come il loro vero e proprio esordio del 1981 (Getting Out of Hand), la poderosa cover di Hazy Shade of Winter di Simon & Garfunkel presente nella colonna sonora del film Less Than Zero, e forse troppi remix o extended version dei singoli più noti.

Occasione buona, comunque, per ricordare una band nata nel contesto del Paisley Underground di Los Angeles, con complice amicizia con gruppi come Dream Syndicate, Rain Parade e Three O'Clock, un’unione di anime e intenti celebrata col supergruppo Rainy Day nel 1983, e ancora, nel 2019, nell’album a quattro mani 3 x 4. Complice l’interesse che una band al femminile suscitò in un decennio così attento all’immagine come gli anni Ottanta (e l’affannosa ricerca delle nuove Go-Go’s), la storia musicale delle Bangles racconta di un gruppo di amiche sinceramente innamorate di una musica fatta di chitarre e rimandi al sixty-sound dei Byrds, che era stata un po’ forzata a diventare una pop-band da video musicali.

Riascoltiamo comunque con piacere All Over the Place del 1984, che si fece apprezzare per la freschezza del suono tutto chitarre e per le due cover, Live, un brano del 1967 dei Merry-Go Round, e il loro primo singolo di un certo richiamo, Going Down to Liverpool, una cover di Katrina and The Waves scritta dal loro chitarrista Kimberly Rew (un ex Soft Boys con Robyn Hitchcock, giusto per confermare la matrice del loro suono). Il best-seller però fu Different Light del 1986, quasi 4 milioni di copie vendute nel mondo grazie a tre singoli ancora oggi super-noti, ma significativamente anche gli unici tre brani non autografi del disco, a parte la solita cover di alto livello per ribadire le loro origini artistiche (in questo caso una pregevole September Gurls dei Big Star).

Ma pareva ovvio che le pur irresistibili Manic Monday (uno “scarto” di Prince), Walk Like An Egyptian (scritta da Liam Sternberg, archivista della Stiff Records), e If She Knew What She Wants (opera di Jules Shear, che ricordiamo poi negli anni Novanta come presentatrice degli Unplugged di MTV), erano scelte che sapevano molto di imposta strategia marketing per far di loro delle star del pop. In particolare, Susanna Hoffs tentò a anche una carriera cinematografica (interpretò una ben poco memorabile commedia balneare diretta da sua madre), che tardò la pubblicazione del più coraggioso Everything, uscito nel 1988 per la prima volta lanciato da due singoli di loro pugno (In Your Room e Eternal Flame), che conquistarono complimenti dalla critica, ma un successo decisamente più contenuto. Fine della storia per quanto riguarda il Box, anche perché il seguito, carriere soliste a parte, vede solo due dignitosi album pubblicati nel 2003 e 2011, e tanti tour nostalgici, tutt’ora in corso.

 

Nicola Gervasini

 

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