Tift
Merritt
Time And
Patience/Tambourine (Vinyl Reissue)
One Riot Music
***/****
La scorsa estate Andrew Bird ha
suonato alcune date in Italia (una al Castello Sforzesco di Milano) facendosi
accompagnare da Tift Merritt, e il poco clamore per l’avvenimento ci conferma,
se mai ce ne fosse stato bisogno, quanto poco conosciute siano le cantautrici americane
nel nostro paese. Il discorso è sempre lo stesso, la Merritt in Italia da sola potrebbe
al massimo riempire i locali, in USA è comunque un nome di primo livello nella scena
del cantautorato di stampo country-roots. Per provare a farla riscoprire
potrebbe essere utile approfittare di questa operazione della One Riot Music,
che ristampa in vinile (potete scegliere tra versione “Gold Flare” o
Translucent Red”) Tambourine, il suo secondo album del 2005 che la
impose sulla scena (con tanto di nomination ai Grammy Awards per il miglior
album country dell’anno), con una nuova raccolta di demo e inediti intitolata Time
and Patience. La seconda pubblicazione è sottotitolata “Tambourine
Kitchen Recordings”, ed è una raccolta con scaletta molto diversa da quella
uscita nel 2005 col titolo Home Is Loud. Le due nuove edizioni sono
vendute separatamente, ma assieme fanno capire quanto pesò il lavoro del
produttore George Drakoulias sulla versione finale di Tambourine,
complice una band di studio che vedeva chitarristi di primo livello come Mike
Campbell degli Heartbreakers e Neal Casal, a cui, tra l’altro, è dedicata
la ristampa.
Col senno di poi sappiamo che il suono
decisamente “tompettyano” del disco, che le portò ovvi paragoni con Stevie
Nicks, non era esattamente la sua marca stilistica più personale, che infatti
nei dischi successivi si attestò su un cantautorato a metà tra l’eleganza
melodica di Carole King e il country evoluto di Emmylou Harris, con un piglio decisamente
meno votato al rock e a quelle chitarre che in Tambourine suonavano così forti
e vigorose.
Interessante comunque anche
ascoltare Time And Patience, con i 6 demo casalinghi che mostrano che
brani come Plainest Thing e Still Pretending erano nati con uno
spirito decisamente più intimo, mentre la raccolta prevede qualche traccia
registrata live (ottima, ad esempio, 4th Street Windowsill con i fiati),
e nel finale offre un vero e proprio inedito delle session del disco, la rockeggiante
e tirata Last Day I Knew What To Do. Tambourine apparì fin
dall’inizio come il risultato del lavoro di un team e non di una singola
artista, ma questa nuova raccolta dimostra la validità di queste canzoni anche
nella loro versione più nuda e cruda. Il che non toglie meriti ad un disco che
a distanza di vent’anni suona ancora benissimo, con quel suono esplosivo e
cristallino tipico di qualsiasi produzione di Drakoulias fin dai suoi gloriosi
anni 90 (Jayhawks, Black Crowes, Maria McKee,…).
Nicola Gervasini
Nessun commento:
Posta un commento