
Jim Bianco
Loudmouth
(Jim Bianco 2011)
Capita che durante un happening estivo di vari musicisti tenutosi a Pusiano, tra nomi più o meno noti, ad un certo punto sia apparso un certo Jim Bianco, un ragazzone che ha catturato l'attenzione di tutti con un breve set acustico, tra pezzi originali e una Kiss di Prince in versione folk. Capita così di scoprire un artista indipendente newyorkese che ha appena pubblicato il suo terzo album, 34 minuti auto-prodotti che dimostrano un autore davvero particolare e una fantasia di soluzioni davvero invidiabile per un indipendente. Loudmouth è un piccolo gioiellino che sarebbe davvero un peccato perdersi, probabilmente il disco che Dirk Hamilton non è più capace di fare (e But I Still Want You è la ballata soul che aspettiamo invano da lui ormai da tanto tempo), semplicemente perché forse non si è degnato di ascoltare Paul Thorn (Home) o Jackie Greene (Talented), per sparare due nomi del decennio scorso che possono essere ritrovati in questi solchi. Quello che però è Jim Bianco al 100% è il vocione baritonale, apparentemente sgraziato, ma ben utilizzato sia nelle slow-song con tocco soul (frequente l'uso dei fiati) come Take You Home, Slaughter o Ok, I Suppose, sia nello splendido scioglilingua di Elevator Operator. Da tenere d'occhio.
(Nicola Gervasini)
www.jimbianco.com
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