giovedì 22 dicembre 2011

TOM WAITS - Bad As Me


Tom Waits

Bad As Me

(ANTI)


Ubriacone, simpatica canaglia, irriverente buffone o romantico storyteller: questo è il personaggio Tom Waits che tutti conosciamo e amiamo. E sono anni che lui recita questa parte con convinzione, fin da quando, agli inizi degli anni settanta, era un piccolo folksinger fallito che s’inventò la perfetta reincarnazione musicale dello sregolato moscone da bar alla Bukowski, prima come stiloso jazz-crooner da squallido pub, poi, a partire dagli anni 80, come genialoide creatore di arzigogolati e percussivi arrangiamenti brechtiani. Nel corso degli anni Tom si è calato talmente bene in questi panni da non riuscire più a dismetterli, come quegli attori che restano imprigionati a vita in un ruolo e sono destinati a fallire quando provano a mutare immagine (gli esempi sono tanti, dallo Schwarzenegger attore di commedie alla Meg Ryan versione sex-symbol), finendo per forza di cose a ripetere all’infinito le proprie mosse e sperando di venire a noia il più tardi possibile. Persino il mondo del cinema ha bussato spesso alla sua porta chiedendogli sempre e solo di essere Tom Waits, senza che nessuno abbia mai provato a vestirlo con abiti diversi. E visto che il genio è un dono che si possiede solo per brevi momenti della vita, oggi il nostro eroe appare come una simpatica macchietta impegnata in reiterate repliche di sé stesso più che la punta di diamante dell’avanguardia rock. Non è necessariamente un male, visto che Bad As Me (ANTI), il suo nuovo album, è probabilmente il suo titolo migliore da dieci anni a questa parte, e critica e fans gli hanno subito tributato l’immancabile scroscio di applausi. A voler essere pignoli, però, la sensazione che si prova ascoltandolo è quella di un performer che si sente costretto a dover rifare queste canzoni solo perché nessuno accetterebbe da lui qualcosa di diverso. Sarà per questo che il menu è davvero il solito, un affascinante mix di ballate romantiche e blues distorti, frullati attraverso il suo vocione rauco e la solita accolita di amici di bevute (Keith Richards, Marc Ribot, Charlie Musselwhite, David Hidalgo) che vengono a trovarlo per rifare le stesse battute di vent’anni fa. Che fanno ancora ridere, ma cominciano ad avere un pericoloso retrogusto da ritirata senile.
Nicola Gervasini

2 commenti:

Anonimo ha detto...

In effetti è quello che penso pure io.

ciocco72 ha detto...

"il suo titolo migliore da dieci anni a questa parte"
oh yeah

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