SETH LAKEMAN
WORD OF MOUTH
Cooking
Vinyl/Honour Oak
***
Strano fenomeno quello di Seth Lakeman, violinista di estrazione folk che ha conosciuto un
inaspettato successo in Gran Bretagna con il suo strano mix di folk e pop
moderno. Album come Freedom Fields
del 2006 (che ha portato i singoli Lady Of The Sea e The White Hare nella billboard britannica) e l’ancor più venduto Pour Man’s Heaven del 2008, Lakeman si è
conquistato un posto nello star system dopo una lunga gavetta cominciata nel
1994 in compagnia dei fratelli Sean e Sam ( a loro volta titolari di proprie
discografie). Word Of Mouth, settimo
album della sua carriera (escludendo quelli con gli Equation) continua il percorso
già intrapreso dal precedente Tales From The Barrel House: meno melodie facili, meno “pop” e meno
strizzate d’occhio ad una classifica che non ha più bisogno di sognare, più
voglia di farsi accettare anche dal gotha della folk music inglese. Che poi
“inglese” mica troppo, se è vero che l’effetto di ballate come Another Long
Night o Labour She Calls Home è lo stesso di alcune roots-song dei
Bodeans che furono. Poi però Bells si butta di testa nel brit-folk
classico, e Last Rider azzarda pure danze celtiche. I momenti migliori
arrivano nei momenti in cui si lascia andare con il suo violino (The Courier,
The Ranger, ma anche l’iniziale The Wanderer), oppure quando decide
di concentrarsi sulla canzone lasciando perdere i numeri da funambolo, come
nella bellissima ballata The Saddest Crowd o nella tesa Tiger.
Registrato (con anche ottimi risultati dal punto di vista del calore dei suoni)
in una chiesa nel Nord Devon, Word Of Mouth è il risultato di una
precisa ricerca di storie della tradizione inglese, o anche semplici aneddoti
raccontati dalla gente comune, raccolti da Seth tra un tour e l’altro. Quasi un
concept album, un’opera sicuramente ambiziosa che forse ancora più mette in
risalto la mancanza di quel genio in grado di renderla davvero imperdibile
(considerando che il disco cala anche un po’ nel finale dopo la scoppiettante
parte centrale), ma che rappresenta comunque un encomiabile (e in fondo
riuscito) sforzo da parte di un artista che a trentasei anni sta cominciando a
costruirsi una carriera per la maturità.
Nicola Gervasini
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