SONIDO
GALLO NEGRO
SENDERO
MISTICO
Glitterbeat
***1/2
Vengono da Citta Del Messico e sono ben in nove i Sonido Gallo Negro, un ensamble che sta
facendo molto chiacchierare negli ultimi tempi.
Nel 2011 avevano esordito con un album (Cumbia Salvaje) che pareva destinato a morire nel mercato
messicano, fin quando nel 2012 il regista Emir Kusturica, dopo aver casualmente
assistito ad una loro performance televisiva (i miracoli delle tv satellitari..),
li ha invitati al Kustendorf Festival, kermesse di musica etnica che lui stesso
patrocina in Serbia. Sendero Mistico è dunque la loro
prima realizzazione distribuita internazionalmente, e sicuramente non tradisce
le aspettative. Innanzitutto avvertiamo: la loro musica è completamente strumentale,
ed è un mix di mille sapori e culture riprodotti con piglio da colonna sonora cinematografica,
che ricorda molto , su altre sponde, quella dei nostrani Sacri Cuori e del loro
album Rosario. Proviamo dunque ad
addentrarci nel melting pot della loro musica: tex-mex ovviamente, echi
morriconiani ancor più ovviamente (anche se sarebbe da capire dove si stanno
solo riprendendo la loro musica o se davvero il nostro Morricone è riuscito ad
inventarsi un genere che pure in Messico
considerano come cultura propria), ritmi
sudamericani come la cumbia peruviana o la sua variante della Sonidera Cumbia,
oppure momenti di chicha (termine che indica sia un ballo che una tipica
bevanda sudamericana), di boogaloo (che è una versione molto nordamericana
della musica latina), o di huayno (altro passo di origine peruviana). Ogni
tanto si pensa di riconoscere melodie note (la linea di Alfonso Grana ad esempio ricorda la molto nota La Colegiala), ma è solo perché bisognerebbe anche fare un attento
studio su dove nascano certe melodie tradizionali del luogo e come siano state
rielaborate nel tempo da musicisti pop e non. La grandezza dei Sonido Gallo
Negro sta nella grande varietà di suoni, con nessuna preponderanza, ma con la
chitarra di Gabriel Lopez spesso in
evidenza, come anche l’hammond di Julian Perez o il flauto di Lucio de los
Santos. Non c’è un leader, ma ovviamente a farla da padrone sono batterie e
percussioni, in un tripudio di ritmi e rumori latini davvero avvolgente. Nulla
che poi possa servire davvero a far ballare i tanti adepti nostrani del ballo
latino-americano che popolano le discoteche di provincia: la loro musica fa
ballare, ma soprattutto crea immaginari sonori che necessitano di calma e
attenzione. Lasciatevi coinvolgere anche voi.
Nicola Gervasini
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