martedì 1 luglio 2014

SONIDO GALLO NEGRO

SONIDO GALLO NEGRO
SENDERO MISTICO
Glitterbeat
***1/2

Vengono da Citta Del Messico e sono ben in nove i Sonido Gallo Negro, un ensamble che sta facendo molto chiacchierare negli ultimi tempi.  Nel 2011 avevano esordito con un album (Cumbia Salvaje) che pareva destinato a morire nel mercato messicano, fin quando nel 2012 il regista Emir Kusturica, dopo aver casualmente assistito ad una loro performance televisiva (i miracoli delle tv satellitari..), li ha invitati al Kustendorf Festival, kermesse di musica etnica che lui stesso patrocina in Serbia. Sendero Mistico è dunque la loro prima realizzazione distribuita internazionalmente, e sicuramente non tradisce le aspettative. Innanzitutto avvertiamo: la loro musica è completamente strumentale, ed è un mix di mille sapori e culture riprodotti con piglio da colonna sonora cinematografica, che ricorda molto , su altre sponde, quella dei nostrani Sacri Cuori e del loro album Rosario. Proviamo dunque ad addentrarci nel melting pot della loro musica: tex-mex ovviamente, echi morriconiani ancor più ovviamente (anche se sarebbe da capire dove si stanno solo riprendendo la loro musica o se davvero il nostro Morricone è riuscito ad inventarsi un genere che pure in  Messico considerano come cultura propria),  ritmi sudamericani come la cumbia peruviana o la sua variante della Sonidera Cumbia, oppure momenti di chicha (termine che indica sia un ballo che una tipica bevanda sudamericana), di boogaloo (che è una versione molto nordamericana della musica latina), o di huayno (altro passo di origine peruviana). Ogni tanto si pensa di riconoscere melodie note (la linea di Alfonso Grana ad esempio ricorda la molto nota La Colegiala), ma è solo perché bisognerebbe anche fare un attento studio su dove nascano certe melodie tradizionali del luogo e come siano state rielaborate nel tempo da musicisti pop e non. La grandezza dei Sonido Gallo Negro sta nella grande varietà di suoni, con nessuna preponderanza, ma con la chitarra di Gabriel Lopez spesso in evidenza, come anche l’hammond di Julian Perez o il flauto di Lucio de los Santos. Non c’è un leader, ma ovviamente a farla da padrone sono batterie e percussioni, in un tripudio di ritmi e rumori latini davvero avvolgente. Nulla che poi possa servire davvero a far ballare i tanti adepti nostrani del ballo latino-americano che popolano le discoteche di provincia: la loro musica fa ballare, ma soprattutto crea immaginari sonori che necessitano di calma e attenzione. Lasciatevi coinvolgere anche voi.

Nicola Gervasini

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