THE WHIGS
MODERN CREATION
New West
***
Non so se l’ironia del nome sia voluta o no, ma la band
chiamata come il maggiore partito politico progressista d’Inghilterra è in
verità portavoce di una corrente decisamente reazionaria del mondo del rock.
Scherzi che si possono permettere solo i Whigs,
una delle ormai neanche troppo nuove (l’esordio è del 2005) realtà provenienti
da REM-City (al secolo Athens, in Georgia), giunti con Modern Creation al
traguardo del quinto album. La contraddizione però descrive perfettamente la
loro strana condizione di american-band votata ad un rock chitarristico
decisamente di marca britannica, fatto che li ha portati in passato a fare da
gruppo spalla contemporaneamente ai Drive By Truckers e ai Franz Ferdinand, giusto
per far capire la difficile catalogabilità della loro musica. Prendete i Black
Keys e fategli suonare cover dei Blur e forse qualcosa potete immaginarvi. Parker Gispert, Julian Dorio e Timothy
Deaux (rispettivamente chitarra e voce, batteria e basso) sono il classico
power-trio come se ne sono visti tanti in questi anni, ma sono riusciti
nonostante tutto a crearsi uno stile abbastanza personale, meno allucinato e
psichedelico di quello dei Band of Skulls, e più avvezzo a tendere a pop-song
di marca fab-four come nella conclusiva The
Difference Between One and Two. Si parte però con un bel muro rock di You Should Be Able To Feel It, si passa
ad una Asking Strangers For Directions
che sembra un brano dei Pulp con base quasi-metal, mentre The Particular potrebbe essere un incontro tra i Verve e i Dinosaur
Jr. Come avrete capito il programma è vario e ama unire elementi apparentemente
inconciliabili, con risultati anche brillanti come quando in Hit Me si azzarda una pulsante base
quasi-dance ad una frizzante pop-song, o nella bella costruzione di Modern Creation. Il gioco è comunque
tutto qui, anche quando si prende una base a tutta velocità da punk californiano
e la si unisce a scanzonati coretti pop (Friday
Night), o si riesumano giri alla Husker Du (She is Everywhere), fino ad un finale in tono minore con Too Much In The Mornig e I Couldn’t Lie. Produzione ben pompata
da Jim Scott (Wilco) con batteria in
primo piano, Modern Creation è un
buon album per tenervi svegli in un viaggio in macchina perché unisce l’energia
delle chitarre alla cantabilità dei brani. Se poi questo rappresenti davvero una
gran novità è tutto un altro discorso…
Nicola Gervasini
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