Il concetto di american band, intesa come una oliata
macchina da guerra per rock da arene, ha un significato chiaro solo agli
americani. Se lo inventarono i Grand Funk Railroad negli anni settanta, e per
questo sono stati ingiustamente spernacchiati dall’intellighentia critica del tempo, tanto che Matt Groening li fece
diventare provocatoriamente la band preferita di Homer Simpson, l’americano
medio per antonomasia anche nei difetti e nei gusti beceri. Che sia la E-street
Band di Bruce Springsteen o la Silver Bullet Band di Bob Seger, gli esempi di
grandi carrozzoni nati per dare vita a maratone rock senza troppe menate
intellettuali sono tanti, ma oggi i migliori per impatto live e perizia tecnica
sono gli Heartbreakers. Non a caso infatti Hypnotic Eye (Reprise), nuovo album della gloriosa ditta Tom Petty & The
Heartbreakers, si affida completamente alla potenza del loro sound e alla
chitarra di Mike Campbell. Una scelta stilistica intrapresa già con il
precedente Mojo, sapientemente virata
verso toni hard-blues (Fault Lines)
anche per sopperire ad una certa perdita di sensibilità pop del padrone di
casa. Petty ha infatti smesso da tempo di essere un infallibile hit-maker, e il
suo sogno americano è oggi passato al Piano B (American Dream Plan B è il singolo apripista), seppellendo le sue
tipiche trame byrdsiane sotto un muro di chitarre iper-amplificate. E’ la sua
personale rilettura del concetto di Classic-Rock, una filosofia che si
accontenta dei rocciosi giri hard di All
You Can Carry o dell’iniezione di energia di Forgotten Man in attesa di far brillare il tutto al primo concerto.
Anche la sua musica esce dagli studi di registrazione e diventa puro mezzo per
animare show dal vivo, lasciando forse il rammarico per la mancanza di quelle melodie
“alla Petty” che hanno reso grandi i dischi del passato. E anche quando ci
prova, come in U Get Me High o Full Grown
Boy, si continua ad apprezzare più la band dell’autore. Poco male, i 44
minuti di Hypnotic Eye riempiono le
casse dello stereo (o degli smartphone?) come pochi gruppi ormai sanno fare, e anche
se Petty non scrive più una nuova Free
Fallin’, i suoi dischi ora sono davvero quelli di una perfetta american-band.
Nicola Gervasini