venerdì 14 novembre 2014

LA ROSA TATUATA


 La Rosa TatuataScarpe[Club de Musique/ IRD 2014] 

www.larosatatuata.com

 File Under: Zena's rock

di Nicola Gervasini (25/08/2014)

Nell'eterna sfida di conciliare la tradizione ital-folk alla De Andrè con il rock e il blues americano, i genovesi La Rosa Tatuata possono essere annoverati tra i pochi ad aver raggiunto risultati importanti. Complice la storica e ancora viva collaborazione con il chitarrista Paolo Bonfanti, uno che sull'argomento ha detto molto e sempre troppo poco gli verrà riconosciuto, il combo guidato da Giorgio Ravera aveva fatto centro nel 2006 con Caino, terzo album di una saga iniziata nel 1992 con un nome da blues-band come Little Bridge Street Band. Il disco (prodotto proprio dal citato Bonfanti con la supervisione di Jono Manson) aveva riscosso tutti i riconoscimenti di settore (Targa Mei, Premio Ciampi, Premio Augusto Daolio), ma nel 2008 l'improvvisa morte del loro leader Max Parodi (inutile dire a chi è dedicato questo album quindi...) aveva bloccato le lavorazioni per il disco successivo.

Ravera ha dunque riassemblato la band intorno alla sezione ritmica di Massimiliano Di Fraia e Nicola Bruno, il sax di Filippo Sarti e le ottime chitarre di Massimo Olivieri, e ha confermato Bonfanti in cabina di regia. Il bluesman ligure mette a disposizione la sua esperienza, la sua chitarra come valore aggiunto, e si concede anche una parte vocale nella sua Bei Tempi Andati, ma il disco è al 100% un buon prodotto di rock italico, dove la lingua resta sempre uno scoglio da superare quando si affronta una melodia tipicamente da heartland-rock come Tutto Quel Che Arriverà, ma il sound energico e ben calibrato tra toni folk e rock riesce a rendere tutto l'insieme più che credibile. La sequenza iniziale con Terre di Confine (il mito del borderline americano portato in Liguria grazie alla fisarmonica di Roberto Bongianino), Ogni Notte d'Estate e la stessa Bei tempi Andati resta la parte migliore del disco, che si assesta poi tra alti (Danzando con i tuoi Demoni), bassi (lascia un po' perplessi il tono oscuro di Non C'è Più Fame, "impreziosita" da un inopportuno cameo di Trevor, vocalist della band trash metal Sadist, e dalla chitarra del redivivo David Frew degli An Emotional Fish) e qualche numero blues scontatamente piacevole (Scarpe).

Chiusura con la riflessiva Tutti Cercano e la sensazione di un disco che, viste anche le tragiche premesse che ne hanno ritardato la genesi, non ha deluso. Il rock italiano, se ha ancora un senso chiamarlo così, ha ormai raggiunto la sua maturità e i La Rosa Tatuata riescono a ribadirlo. Forse non aggiungono nulla di nuovo a quanto già è stato fatto da loro e da altri, ma, probabilmente, non è neanche loro intenzione farlo.

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