NATHAN BELL
BLOOD LIKE A RIVER
American Family
***
Ogni tanto ci
dimentichiamo del significato originario della parola folk. L’abbiniamo con
facilità ad altre formule (folk-rock, indie-folk, siamo arrivati anche al
folk-pop con i Lumineers), forse perché ormai i veri dischi folk sono sempre
più rari e relegati ai bassifondi. Come quello di Nathan Bell, folksinger nella vera accezione del termine, che lo
vede armato di sola chitarra inscenare quei telegiornali musicali tanto cari a
Phil Ochs con una particolare propensione all’umanesimo dei poveri e dei
dimenticati. Blood Like a River quindi, o, come diremmo noi, sangue a fiumi,
quello che scorre nelle vene di racconti intimi e comunitari al tempo stesso. Esattamente
quello che un folksinger dovrebbe sempre fare. Bell però ama dare una versione
intima e personale del folk, non tanto negli schemi, che sono quelli della
tradizione più roots-oriented alla Jack Hardy fino ad arrivare ai momenti più
folkish di Greg Brown, quanto nei testi, piccoli diari di una vita (The Snowman) che si alternano a campionari
umani da non dimenticare (Names).
Nelle note di copertina la scrittrice Elissa Wald descrive l’importanza che la
sua musica (fa riferimento soprattutto al suo album precedente Black Crow Blue del 2011) ha avuto sulla
sua ispirazione, e definisce la sua musica come dei “Ritratti color seppia dei
tipici caratteri americani”. Dal punto di vista musicale Bell non lascia
scampo: il disco è stato scritto e registrato in trenta giorni in assoluta
solitudine e senza ricorrere a cover acchiappa-appassionati, se non il fatto
che Blue Kentucky Gone cita
apertamente Blue Kentucky Girl di
Emmylou Harris. Facile sarebbe quindi trovare Blood Like A River noioso, e sicuramente Bell non si è molto
preoccupato di concedere qualche momento di svago in questi cinquanta minuti di
words&Music, regalandoci un disco notturno che necessita attenzione, quel
genere di cosa che nemmeno più gli appassionati di musica riescono a riservare
ad un album nuovo. Ma è un disco che rifonda un modo solitario di fare musica
americana che è anche più che antico, ma potrebbe poi essere il modo giusto per
ripartire: dalle origini, dalla base di un modo di fare songwriting che resta
prezioso.
Nicola Gervasini
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