Stavolta Daniel ha buttato a mare lo stile da busker tutto voce e chitarra del primo album, ed è volato in America a farsi produrre un disco da Jim James, il leader dei My Morning Jacket, unendo in uno studio di Louisville due mondi musicali apparentemente agli antipodi. Il risultato però è interessante: James dona corpo alle canzoni di Moore con i suoi arrangiamenti un po' barocchi, grazie ad una band dove spiccano il piano e le tastiere di Dan Dorff, Jr, vero mattatore del disco, e una timida sezione d'archi. Il dubbio e la discussione che andrebbe aperta non sta quindi nell'opportunità dell'ennesimo incontro tra mondo britannico e musica americana, e nemmeno nella capacità di Moore di scrivere brani intensi e adatti ad una qualsiasi giornata uggiosa della vostra vita (per quanto siano gli unici che pare capace di scrivere in maniera convincente), quanto nel chiedersi se poi il suo (come anche quello di Walker) non sia solo un gioco a perfezionare ciò che era già perfetto 45 anni fa. Non c'è nulla di male a pensarlo, Golden Age è un giocattolino pieno di deliziosi canzoni (come How It Fades, Lily Mozelle oAnyway) che ti scivolano addosso senza lasciare troppe tracce se non quel senso di malinconia che il disco vuole a tutti i costi comunicare, e alcuni episodi davvero riusciti (la full-band On Our Way Home e soprattutto lo splendido crescendo diProud As We Are) fanno pensare che forse accontentandosi un po' meno di aggiungere solo un briciolo di arrangiamenti in più (oltretutto forse fin troppo legati al marchio di fabbrica di Jim James), si poteva arrivare anche a qualcosa di meglio. Invece qui troppe volte ci si accontenta della suggestione di un piano o di archi messi al punto giusto (In Common Time), finendo solo a produrre un disco bello da sentire, ma che non si imprime nel cuore come vorrebbe. Forse gli manca il fuoco che ha animato il ben più riuscito ultimo disco di Ryley Walker, o forse la sua risposta l'aveva già trovata nel suo piccolo e timido folk degli esordi e non c'era bisogno di cercarla altrove. |
mercoledì 23 dicembre 2015
DANIEL MARTIN MOORE
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