Chi ama la musica se bene cosa
vuol dire immaginarsi una canzone: c’è un testo, una storia, un suono e un
ritmo, e insieme creano un immaginario che per l’ascoltatore non è mai lo
stesso dell’autore. E quell’immaginario può essere visivo se da un brano nasce
l’idea di un film (pensate a Lupo Solitario di Sean Penn ad esempio, ispirato
da Highway Patrolman di Bruce
Springsteen), ma anche letterario, se dalle sensazioni create da una serie di
brani cardine per la musica americana Fabio Cerbone ha tratto ispirazione per
la raccolta di racconti America 2.0 -
Canzoni e Racconti di una grande illusione (Quarup). In puro stile alla Raymond Carver il
giornalista musicale prova a raccontare nuovamente la provincia americana,
tracciando, storia dopo storia e brano dopo brano (Springsteen ancora una volta
presente con Used Cars), una sorta di
nuova geografia delle miserie e contraddizioni di una nazione che, volenti o
nolenti, ha condizionato il mondo culturale del secolo scorso, ma che ora
fatica a trovare una nuova identità egemone. Il punto di partenza è sempre un
brano di alcuni grandi autori come Tom Petty, Tom Waits, Kris Kristofferson,
Townes Van Zandt, Dave Alvin, James McMurtry, John Hiatt, John Prine, Guy Clark
e Jerry Jeff Walker, ma l’arrivo sono vicende completamente nuove che, tra
citazioni musicofile e rimandi letterari colti, parlano di un’ America non più mitica
e sempre più lontana dal resto del mondo, vista da chi continua però a
sviscerarne con passione i mezzi espressivi.
Nicola Gervasini
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