Alle ore 17 del 26 dicembre 2019 sono
sicuro che voi (come noi) stavate ancora cercando di smaltire gli svariati avanzi
dei pranzi natalizi, e così ci ha pensato Moby a ricordarci in quel momento, con
un post sulla sua pagina Facebook, che la recente Conferenza sul Clima Cop25
non ha minimamente fatto menzione del ruolo dell’alimentazione e
dell'agricoltura animale nell’attuale disastro ecologico. “Per essere molto
chiari; la produzione di carne e latticini è la terza causa principale dei
cambiamenti climatici (nonché la causa del 95% della deforestazione della
foresta pluviale)” ammonisce Richard Melville Hall, vero nome di questo
newyorkese che da anni crea in egual misura hit radiofoniche e iniziative animaliste,
frase poi riproposta anche il 5 gennaio in occasione degli incendi in Australia.
Per descrivere come per lui musica e attivismo non siano scindibili, basterebbe
trovare un video del tour che fece nel 1996 come “spalla” dei Soundgarden. Ricordo
che il numeroso pubblico intervenuto a dare l’addio alla band di Chris Cornell
accolse male questo magro Disc-Jockey (tale era ritenuto ai tempi), che si
permetteva di scimmiottare la vena più punk-oriented del “grunge”, e così pochi
capirono bene l’utilità del suo set tutto chitarre e proclami. Oggi è invece
tutto più chiaro, persino quella parentesi di rock alternativo ed estremo che
si era concesso con l’album Animal Rights del 1996, prima di tornare
dietro le sue consuete consolle e tastiere, e conquistare il mondo con il bestseller
Play (era il 1999), quello di Natural Blues e Honey per
intenderci. Animal Rights fu un flop totale, ma servì a far da manifesto
filosofico della sua arte, ed è solo di tre anni fa il suo ideale seguito,
significativamente intitolato More Fast Songs About The Apocalypse.
Vegano e animalista convinto, Moby rappresenta al meglio lo spirito ecologista
dei nostri tempi, che fa dell’alimentazione umana il punto di partenza per la
guerra individuale contro la distruzione del nostro pianeta. Il nome del suo
ristorante vegano, il Little Pine, aperto nel suo quartiere a New York nel 2015,
è oggi diventato anche una linea di prodotti ad impatto zero, e i proventi di
tutte queste sue attività (compresi i libri scritti sull’argomento e il
festival ambientalista Circle V), vengono destinati alle numerose associazioni
animaliste a cui fa da testimonial, ad esempio quelle contro gli allevamenti
intensivi come Humane Society, Farms Not Factories, Best Friends Animal Society
e Farm Sanctuary, ma anche la politicizzata MoveOn (nata nel 1996 per difendere
Bill Clinton dall’impeachment, oggi attiva per Bernie Sanders). Per trovare
fondi per la società Physicians Committee for Responsible Medicine vendette
addirittura la sua copiosa collezione di vinili usati per anni quando era un
giovane DJ, e non riesco ad immaginare sacrificio più estremo. “Vegan For Life”
recita uno dei suoi tanti tatuaggi, e forse non c’era bisogno di ribadirlo.
mercoledì 27 maggio 2020
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