BY NICOLA GERVASINI · APR 2, 2020
Tre storie punk per gli anni Venti.
“Sono stato punk prima di te” cantava Enrico Ruggeri rivolto al figlio nel 1990, anno in cui il punk era considerato periodo storico chiuso, prima che proprio gli anni Novanta riportassero in auge il termine. E fu così anche in Italia, dove in quel periodo nacquero parecchi progetti che guardavano a band come Skiantos e Gaznevada e quel mondo che tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta aveva unito il punk vero e proprio con lo ska e altre influenze.
E nel 2020 cosa è rimasto del punk in Italia? Ne abbiamo parlato con tre band che ancora amano definirsi “punk”, e che in qualche modo rappresentano la scena in tre zone d’Italia: i Pay vengono da Varese, gli Osaka Flu da Arezzo, mentre gli RFC sono casertani.
C’era una volta la canzone politica
A loro abbiamo ad esempio chiesto se oggi l’abusato termine “punk” può avere il senso fortemente politico che aveva trent’anni fa, e scopriamo così ad esempio che Revolution, singolo con cui gli RFC festeggiano vent’anni di attività, è “politico solo nel titolo, perché la rivoluzione di cui parliamo è quella che parte soprattutto da sé stessi, aprire gli occhi e la mente, curarsi di ciò che si ha intorno e proteggerlo da chi costantemente cerca di impaurirci fomentando solo odio. Speriamo che questa sveglia (è così che ci piace definire Revolution) suoni per tutti come un input che possa ricordare a tutti di essere l’anello di una grande catena e dove tutti possono e devono fare qualcosa per l’altro. La Musica è solo un mezzo, e speriamo che le nostre parole possano davvero aiutare qualcuno a darsi una mossa”.
Oppure che La Strana Famiglia, il nuovo CD di cover degli Osaka Flu che unisce autori molto diversi tra loro, ma accomunati da un approccio molto “politico” (chi con ironia come Giorgio Gaber, Rino Gaetano o gli Skiantos, chi più seriamente come Fabrizio De Andrè, i CCCP e i Diaframma), sia nato perché secondo loro sono autori che “ci hanno aiutato a vedere le cose da un altro punto di vista, ad approfondire e farsi parecchie domande” e che il disco nasca dalla convinzione che “in tutte le arti sia necessario dire quello che si pensa senza paura”
Anche i Pay, nel loro nuovo album Va Proprio Tutto Bene, sembrano più parlare di una condizione umana di “noia” rispetto a tutto, compresa la politica. “Da sempre la nostra scrittura è stata differente da quella delle band della scena nella quale militavamo. cantavamo ironicamente nel 1996 nella nostra prima musicassetta (O Yeah O Yeah). Quindi non abbiamo perso la speranza che le canzoni possano avere ancora la forza di smuovere qualcosa nella coscienza sociale collettiva, in realtà abbiamo sempre creduto che anche il nostro messaggio fosse politico, sebbene differente dal cliché che sembrava inevitabile in quegli anni.
Il punk in Italia nel 2020
Alle tre band abbiamo dunque chiesto sia di fare una fotografia sulla scena punk attuale, e magari di capire se davvero esistono parentele con la scena rap italiana, che spesso viene definita il “nuovo Punk”. Gli RFC ad esempio rivendicano il fatto di essere l’unica band casertana di genere, sottolineando però il fatto che la scena punk italiana si stia risvegliando negli ultimi anni.
Anche per gli Osaka Flu la scena nazionale è in crescita, “c’è voglia di divertirsi ballare e pogare: il punk sale, l’It pop scende”, e anche se non esiste una scena punk aretina vera e propria, “nell’ultimo paio di anni”, dicono, “c’è stata un’iniziativa molto interessante che si chiama “Arezzo che Spacca”: promuove band locali, organizza concerti e soprattutto ha permesso a tanti musicisti aretini di collaborare, conoscersi, diventare amici.”
Più nostalgici i Pay, “La scena attuale è radicalmente differente, come lo è la fruizione e il consumo di musica ai giorni della rete. Mi mancano molto le fanzine che recensivano il tuo disco e anche la possibilità di suonare dal vivo per portare in giro il tuo disco è fortemente diminuita. Credo sia un fatto generazionale, molti dei nostri primi fan che un tempo venivano a fare “stage diving” dal palco oggi sono seri padri e madri di famiglia, e i più giovani vengono presi più facilmente da altri generi musicali più affini alla loro generazione”
Il Punk nell’era del rap e della trap
In ogni caso proprio i Pay convengono che “se la forza del Punk stava nel dimostrare che chiunque avesse qualcosa da dire poteva farlo imbracciando degli strumenti che non necessariamente doveva essere in grado di saper suonare, trovo che l’approccio alla Trap sia molto simile, sebbene con strumenti ben differenti. Anzi a ben vedere, è ancora più semplice da affrontare, non devi nemmeno cercare una sala prove per non farti cacciare dai vicini di casa, e non devi necessariamente trovare altri membri per formare una band. Il percorso di Salmo ad esempio (che ha iniziato suonando in gruppi punk ska-core come gli Skasico o i To Ed Gein) credo abbia seguito precisamente questo sviluppo. Se tra i milioni dei suoi seguaci qualcuno dovesse arrivare a noi, non potrei che esserne contento. Noi comunque proseguiamo il nostro cammino, fieri di poter dimostrare quanto basso chitarra e batteria abbiano ancora da dare.”
Idea condivisa anche dagli Osaka Flu “Probabilmente sia il Rap, la Trap che il Punk nascono da un’esigenza molto semplice: comunicare con i pochi mezzi che uno ha, sia tecnici che economici. Per il resto non crediamo che un genere sia meglio o peggio di un altro, ma è chi lo esegue che fa la differenza. Sicuramente ci sarà qualche fan di Salmo più curioso che si ascolterà per caso qualche bel disco punk italiano e non ne potrà più fare a meno.”
Si ricordano bene di Salmo anche gli RFC “anni fa, forse troppi, condividemmo con lui anche il palco. Il suo talento era percepibile già all’ora, lo seguiamo e siamo molto felici del suo successo. Le vicinanze al nostro genere sono quasi nulle, forse solo il buon Salmo suona ancora con una band e fa featuring con band rock come per esempio i nostri amici Linea 77, ma non vedo nessun genere di legame.”
Punk in italiano o in inglese?
Insomma, il punk italiano non è passato, ma ha ancora un presente più che vivo, ed è interessante notare che sebbene le motivazioni sociali siano ormai diverse, lo spirito non sia cambiato. Resta sempre il problema di riuscire a internazionalizzare un genere che parla la nostra lingua, ma pare che le tre band non se ne facciano un problema. Revolution degli RFC ad esempio adotta una lingua mista, con strofe in inglese e in italiano che convivono nel brano. “Nel corso di questi anni ci è capitato di suonare per lo più fuori l’Italia, nonostante la gente canti e apprezzi i nostri brani, abbiamo tentato di essere più diretti possibili e tentare di lanciare un messaggio globale, che potesse essere percepito un po’ ovunque^.
Gli Osaka Flu addirittura erano partiti producendo musica in inglese, ma “Dopo una trentina di date non si sapeva neanche più quello che si diceva e poi e si sentiva l’esigenza di parlare come si mangia. Non vogliamo dire che non sia possibile cantare in inglese, è stato un bel modo per iniziare, ma almeno dal nostro punto di vista si può fare in generi o progetti dove il testo è in secondo piano. Negli Osaka Flu ha poco senso.”. Concordano con loro i Pay che “Per il progetto PAY, la lingua italiana è fondamentale, non abbiamo interessi di conquista particolarmente sviluppati, autoproducendo i nostri lavori abbiamo sempre dato precedenza alla urgenza di scrittura piuttosto che alla distribuzione più o meno ampia del lavoro che pubblicavamo”
Un occhio alla tradizione del punk
In ogni caso se la scena guarda al futuro, mantiene anche ben saldi i legami con la tradizione. Per gli RFC ad esempio la lista di band da cui si sentono influenzati è lunga, “tralasciando gli artisti americani, sono tante le band che ci hanno ispirato e con le quali nel corso degli anni siamo riusciti a legarci da una profonda amicizia, come gli SHANDON, BANDA BASSOTTI, STATUTO, VALLANZASKA. Loro continuano ancora oggi a mandarci tanti input d’ispirazione”
Gli Osaka Flu invece guardano ancora all’estero, nonostante presentino un tributo ad autori italiani: ”Potremmo citare i Diaframma e i CCCP, ma se dobbiamo essere sinceri come sound ci ispiriamo molto alla scena punk inglese e americana, con un intervallo temporale che va dagli anni Settanta agli anni Novanta. Per citarne alcuni: Clash, Buzzcocks, Undertones, Dead Milkmens, Rancid”.
Anche i PAY sono nati dalla scuola anni Novanta, e ci disegnano bene lo scenario in cui sono cresciuti “ Kurt Cobain, che era l’icona alla moda in quegli anni, ci diceva di essersi formato alla scuola del punk, e si era appena sparato un colpo di fucile in faccia. Dall’America stava arrivando una seconda ondata di punk cazzone (NOFX in primis) che era irresistibile, e aggiungi che in quel momento qualcuno tira fuori un disco dei CCCP – Fedeli alla linea – e scopri che la lingua italiana non serve solo ai cantautori. Ecco, è precisamente in quel momento che abbiamo deciso di scrivere anche noi. E come puoi ben vedere non abbiamo ancora deciso di smettere”
Il Punk in Italia nel 2020: le tre Band
RFC: sono Maurizio Affuso (Voce e chitarra), Antonio Masciandaro (Basso), Antonio Daniele (Batteria), Biagio Felaco (Chitarra). Nati nel 1999 nella provincia di Caserta, hanno all’attivo quattro album studio (“Anarchia Sentimentale” 2002 / “Ama e Difendi” 2006 / “Ne Voglio Ancora” 2008 / “Ritieniti Fortemente Coinvolto” 2013), un disco live (“One, Five, Ceck” 2015) e diversi singoli. Il nuovo singolo si intitola Revolution.
Osaka Flu: nascono ad Arezzo nel 2010 quando i fratelli Daniele (voce e chitarra) e Francesco (basso) Peruzzi conoscono Michele Casini (batteria). Il primo disco, “Look Out Kid”, esce nel 2014. Nel 2016 tornano con “KM 183” e nel 2018 con “L’Italia È Fuori Dal Mondiale”. La Strana Famiglia è il loro quarto album.
PAY: sono Mr Grankio (alias Ariele Frizzante, storica voce di Radio Lupo Solitario, Rock FM, Life Gate), Mr Pinguino e una serie di collaboratori sotto la sigla “Operai del RnR”. Tra i loro album ricordiamo “Potevate Anche Ynvitarci” del 1998,“Provate Ammore Ynutile” del 2001, “Federico Tre e il Destino Infausto” del 2005, “La Ragazza con il Coltello” del 2010 e il nuovo album “Va proprio tutto bene”.
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