Linea - Fuori Mercato
Ammonia Records, 2020
Sarebbe difficile oggi definire quale
possa essere una musica “Fuori Mercato”, in un’era in cui il mercato
discografico è ovunque o da nessuna parte, con l’eccezione di quei pochi
artisti che ancora sono spinti da logiche da major discografica. Ma i Linea
possono forse ancora ben dirlo, perlomeno nell’occasione di un album che
rilegge la propria più che trentennale carriera. Era il 1989 quando, nella
periferia di una Milano ancora ubriaca dell’opulenza degli anni 80 (ma ormai
già quasi del tutto bevuta), la band muoveva i primi passi, seguendo il verbo
del punk alla Clash, e portando alta quella bandiera per tutti gli anni 90,
passati tra concerti nei circuiti alternativi e cassette fatte girare tra i
fans. La prima pubblicazione ufficiale infatti arriva solo nel 2000, proprio
quando quel mercato che li lasciava ai margini cominciò ad andare in crisi. Fuori
Mercato è un disco che capitalizza quindi tutta la produzione di questi
anni, in cui il fondatore Gianmarco Pirro riunisce una nuova line-up (Federico
Bratovich - Chitarra e voce, Max Longhi – Batteria, Silvio Calesini – Basso)
per rileggere 13 brani del loro repertorio. Il perché di questa operazione è
chiaro fin dalle prime note di Nuovo Rosso, primo brano scritto dalla band, che
dall’arrangiamento new wave degli esordi si era trasformato in una ballad per
archi e piano nel disco d’esordio del 2000, e che qui trova invece una vena
quasi pop decisamente più moderna. Oltre ad una doverosa autocelebrazione, quindi
c’è anche la volontà di aprire il proprio suono nuove influenze, che pescano
sempre soprattutto nel mondo musicale del post-punk dei primi anni 80 ma non
solo, con un taglio moderno utile a rilanciare il nome anche tra i giovani che
di quel rock sono ancora assetati. Così brani come Terra Libera, Corto Maltese
o Frontiera, dei piccoli classici per il loro seguito, assumono un taglio più
maturo, frutto anche dell’esperienza del gruppo come backing-band del
cantautore Filippo Andreani (con il quale hanno registrato due album). La conclusiva
Rumore è l’unico vero inedito del disco, un brano che rende chiaro come le
intenzioni del gruppo siano quelle di non mollare la battaglia a suon di rock
(“viaggio ancora insieme a te“), perché anche una canzone come Campesinos, altro brano della loro prima
ora dedicata ai contadini sudamericani, suona modernissimo sia nel testo che
nella sua nuova veste che aggiorna il reggae che era ad un taglio dub. Non
mancano brani anche più recenti come L’ultimo Re (dedicata al giudice Falcone)
o il nuovo tocco morriconiano dato a The Correct Use of Religion, brano del
2008. Se dovessimo fare l’elenco degli stili e delle influenze presenti in
queste riletture dovremmo fare un lungo elenco, ma nella title-track loro
stessi ci ammoniscono contro “questo etichettare, poi catalogare, e
discriminare per buttarti fuori”, per cui prendete i Linea come una vera
rock-band a tutto tondo, dove troverete la storia di Milano, dell’Italia, e del
mondo, vista con gli occhi da chi fuori ci è rimasto per scelta, per necessità
e, purtroppo, anche per costrizione.
Voto: 7,5
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