Franzoni Zamboni
La signora Marron
[Bluefemme StereoRec 2020]
File Under: frammenti persi di due carriere
bluefemme.it
di Nicola Gervasini
Marco Franzoni e Manuele Zamboni sono due veterani del rock italiano, già assieme nella band dei Noverose tra il 2002 e il 2007. Ed è proprio in quegli anni che erano nate le prime canzoni e idee di questo La Signor Marron. Manuele Zamboni aveva poi seguito una sua carriera solista (tre album tra il 2006 e il 21012), mentre Marco Franzoni ha sviluppato, oltre a quella di session-man tuttofare, anche una carriera di fonico e produttore, nata facendosi le ossa con Hugo Race tra gli altri, e che lo ha portato a seguire dischi per i Superdownhome e Omar Pedrini. E proprio quest’ultimo è stato uno degli artisti che più ha sponsorizzato la necessità di registrare questo album, dove i due confessano tutto il loro amore per la musica d’autore americana, tirando in ballo Bob Dylan e Townes Van Zandt come numi tutelari. Eppure dal punto di vista della scrittura queste dieci canzoni attingono alla grande anche nella tradizione ormai di lungo termine della scena alternativa italiana, ma con un tocco sonoro che loro stessi vedono molto vicino ai Calexico. Registrato a distanza, in pieno “covid-time”, con l’ausilio del batterista statunitense Jonathan Womble, la suggestiva tromba di Francesco Venturini e tanti altri session-men (tra cui anche Claudia Ferretti alias Claudia Is On The Sofa ai cori) , i brani del disco sono ben arrangiati in puro stile da band roots americana, ma descrivono nei testi in italiano una disillusione sulla situazione di casa nostra. La cover di Vicenzina e La Fabbrica di Enzo Jannacci è dunque un significativo tuffo in una visione pessimista della società che era buono nel 1975 quanto ora, ma anche brani come Non Fa Rumore La Primavera (con un bel gioco di fiati), Arida, Controluce, con il suo teso finale, e Oltre il cortile sanno di disincantata riflessione di mezz’età.
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